Emirati Arabi Uniti

Fino all'ultima goccia, gli Emirati Arabi ospitano la Cop28 e aumentano la produzione di petrolio

La società petrolifera statale Adnoc, il cui capo è anche il presidente del summit sul clima, potrebbe trivellare il 42% in più entro il 2030 secondo le proiezioni statistiche

Fino all'ultima goccia, gli Emirati Arabi ospitano la Cop28 e aumentano la produzione di petrolio
Getty Images
Sultan al-Jaber è il capo dell'Adnoc e presidente della COP28 a Dubai

Un anno fa fece scalpore la scelta di affidare la presidenza della Cop28 Ahmed al-Jaber, il sultano emiratino a capo della Abu Dhabi National Oil Company (Adnoc). Il summit per il clima è in corso a Dubai e in questi giorni il focus scelto è stato l'istituzione di un fondo, “Loss & Damage”, che sostenga i paesi più poveri colpiti dai disastri climatici. Anche l'Italia contribuirà al fondo con 100 milioni di euro, lo ha annunciato la presidente del Consiglio Meloni al secondo giorno dei lavori. Altro aspetto che sta emergendo fortemente è la “sicurezza alimentare”, indicata come priorità da molti paesi partecipanti tra cui il nostro.

Ma che fine ha fatto il tema centrale della Cop28, e cioè il “phase-out”, l'uscita graduale, dalle fonti fossili? Secondo diversi scettici rispetto all'opportunità di ospitare l'evento in un Paese considerato un grande inquinatore, leader nella produzione di gas e petrolio, il tema della riduzione delle fonti fossili è volutamente stato messo in secondo piano in queste ore. 

Oggi la BBC riporta che la società petrolifera statale Adnoc degli Emirati Arabi Uniti potrebbe trivellare il 42% in più entro il 2030, considerato il gold standard internazionale nell'intelligence del mercato petrolifero. Si tratta di una proiezione, e non di un piano di produzione effettiva, ma la società ha dichiarato apertamente nei mesi scorsi che la produzione aumenterà almeno del 7% a causa della richiesta mondiale. 

Le informazioni su Adnoc provengono da Rystad Energy, spiega la BBC, le cui informazioni sul mercato petrolifero sono ampiamente utilizzate e apprezzate dalle società di combustibili fossili e da organismi internazionali. Rystad utilizza rapporti aziendali, fonti governative e ricerche accademiche per fare proiezioni sulla futura produzione di petrolio e gas.

Secondo questo studio la produzione di petrolio mondiale dovrebbe iniziare a diminuire dal 2050, ma durante gli anni ’30 del 2000 continuerà a essere molto aggressiva. 

Gli analisti hanno determinato che le emissioni derivanti dall’aumento della produzione della Adnoc entro il 2050 ammonteranno a oltre 14 miliardi di tonnellate di CO2, e cioè il 6% dell’intero budget della Terra per mantenere le temperature al di sotto di 1,5°C.

La compagnia emiratina ha risposto alle accuse dicendo che le sue produzioni di gas e petrolio sono tra le meno intensive quanto a anidride carbonica generata e che entro il 2030 le emissioni scenderanno di un ulteriore 25%. Adnoc ha inoltre dichiarato di aver investito 15 miliardi di dollari per decarbonizzare le attività e accelerare la crescita delle energie del futuro, compreso l’idrogeno, la geotermia e le energie rinnovabili. 

In questi giorni tutti i leader politici considerati “green”, come il premier spagnolo Sanchez, stanno affermando da Dubai che non si dovrebbe proseguire con l'utilizzo di fonti fossili. Attendiamo il documento finale di questa Cop28 per capire se sarà stata un successo o un fallimento almeno per quanto riguarda l'obiettivo del “phase-out”.