Dopo il referendum

Aumentano le tensioni tra Venezuela e Guyana sulla regione dell’Esequibo, la questione all'Onu

Dopo la vittoria "schiacciante" al referendum con cui il Venezuela ha rivendicato la sovranità sul territorio Esequibo, è crisi con la vicina Guyana dove si trova la zona. Domani la questione approda al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

 Aumentano le tensioni tra Venezuela e Guyana sulla regione dell’Esequibo, la questione all'Onu
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Il territorio di Essequibo, una vasta fascia di terra amministrata e controllata dalla Guyana ma rivendicata dal Venezuela

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha programmato per domani una riunione d’emergenza a porte chiuse su richiesta della Guyana in seguito al referendum del fine settimana del Venezuela che rivendica la vasta regione dell’Essequibo, ricca di petrolio e minerali. La regione fa parte del territorio della Guyana. 

In una lettera al presidente del consiglio, il ministro degli Esteri della Guyana, Hugh Hilton Todd, ha accusato il Venezuela di violare la Carta delle Nazioni Unite tentando di impossessarsi del suo territorio. Nella lettera si fa riferimento al procedimento di arbitrato tra l’allora Guyana britannica e il Venezuela nel 1899 e la demarcazione formale del loro confine in un accordo del 1905. Per oltre 60 anni, è stato sottolineato, il Venezuela ha accettato il confine, ma nel 1962 ha contestato la decisione dell’arbitrato che lo aveva stabilito. 

Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro Ap
Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro

La lotta diplomatica sulla regione di Essequibo è divampata da allora, ma si è intensificata nel 2015 dopo che Exxon Mobil ha annunciato di aver trovato grandi quantità di petrolio al largo delle sue coste. La disputa si è intensificata quando il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha tenuto un referendum domenica in cui i venezuelani hanno approvato la sua rivendicazione di sovranità su Essequibo. 

Da allora Maduro ha ordinato alle società statali venezuelane di iniziare immediatamente l’esplorazione nella regione contesa. L'area di circa 159.500 chilometri quadrati rappresenta i due terzi della Guyana. Ma il Venezuela, che possiede le più grandi riserve petrolifere accertate del mondo, ha sempre considerato Essequibo come propria perché la regione era entro i suoi confini durante il periodo coloniale spagnolo.

In un'intervista all'Associated Press, il presidente della Guyana Irfaan Ali ha accusato il Venezuela di aver sfidato una sentenza della scorsa settimana della Corte internazionale di giustizia dei Paesi Bassi. Ha ordinato al Venezuela di non intraprendere alcuna azione finché la Corte non si pronuncia sulle pretese concorrenti dei paesi, un processo che dovrebbe richiedere anni. Il governo venezuelano ha condannato la dichiarazione di Ali, accusando la Guyana di agire in modo irresponsabile e sostenendo di aver dato il via libera al comando meridionale dell'esercito americano per entrare a Essequibo. Il Venezuela ha invitato la Guyana a riprendere il dialogo e a lasciare da parte la sua “condotta irregolare, minacciosa e rischiosa”. 

Essequibo, regione contesa tra Venezuela e Guyana Rainews.it
Essequibo, regione contesa tra Venezuela e Guyana

La posizione "aggressiva" del Venezuela nei confronti della Guyana sulla questione dell'Essequibo "è arrivata a un punto di significativa preoccupazione per la sicurezza regionale" e "minaccia la stabilità e la sovranità territoriale all'interno del nostro emisfero", ha sostenuto il segretariato generale dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa), Luis Almagro. In una dichiarazione ufficiale, Almagro ha indicato che "è imperativo ricordare che il confine stabilito nel 1899 da un comitato arbitrale internazionale è in vigore e giuridicamente vincolante per tutte le parti ai sensi del diritto internazionale".

Questa constatazione, ha aggiunto, "è attualmente rafforzata da procedimenti e decisioni della corte internazionale di giustizia (Icj)" e le "procedure in corso sono state commissionate dal segretario generale dell'Onu in conformità con i termini di un accordo del 1966 firmato a Ginevra dai rappresentanti dei governi di Venezuela e Guyana". Almagro ha rilevato quindi che "il regime del presidente venezuelano continua a intraprendere e promuovere azioni illegali contro la Guyana, come lo svolgimento di un referendum illegale e illegittimo il 3 dicembre 2023, con il quale cerca di annettersi la regione dell'Essequibo".

Le recenti azioni intraprese dal Venezuela, ha sottolineato, "non solo mettono a repentaglio lo sviluppo e la stabilità della Guyana, ma rappresentano anche un rischio più ampio per la sicurezza dell'America latina e dei Caraibi". Alla luce di questo Almagro "riafferma e appoggia la richiesta di una riunione del consiglio permanente dell'Osa il prima possibile".