Una nuova era europea

Draghi anticipa i temi del suo rapporto per la Commissione Ue: "Proporrò un cambiamento radicale"

"Enrico Letta e Mario Draghi hanno parlato delle sfide per la nostra competitività e il mercato unico: i loro report ci mostreranno la strada per il futuro", ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen

Draghi anticipa i temi del suo rapporto per la Commissione Ue: "Proporrò un cambiamento radicale"
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Mario Draghi, Ex Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen in occasione del suo discorso sullo stato dell’Unione, lo scorso settembre, aveva annunciato la richiesta a Mario Draghi di predisporre in tempi brevi un “rapporto sul futuro della competitività europea”. Oggi Draghi ne ha anticipati alcuni contenuti intervenendo a un evento sul pilastro sociale europeo a La Hulpe, in Belgio. 

Il presupposto di Draghi è che l'Ue è pensata e organizzata sulla base di un mondo che è cambiato e dunque serve urgentemente un cambiamento “radicale” anche nell'Unione. "La nostra organizzazione, il nostro processo decisionale e il finanziamento sono pensati per il mondo di ieri, pre-Covid, pre-Ucraina, pre-conflagrazione in Medio Oriente, pre-ritorno della rivalità tra grandi potenze. Ci serve un'Unione europea che sia all'altezza del mondo di oggi e di domani. Quindi ciò che propongo nel rapporto che la presidente della Commissione mi ha chiesto di preparare è un cambiamento radicale. Che è ciò che è necessario". 

“Dobbiamo raggiungere una trasformazione dell'economia europea, dobbiamo essere in grado di fare affidabile su un sistema energetico decarbonizzato affidabile, una difesa integrata europea, una produzione domestica nei settori più innovativi e una posizione leader nella produzione tecnologia”.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: "Enrico Letta e Mario Draghi, intervenendo alla stessa conferenza ha detto: "Enrico Letta e Mario Draghi hanno parlato delle sfide per la nostra competitività e il mercato unico: i loro report ci mostreranno la strada per il futuro". E ha aggiunto "Nei prossimi cinque anni dobbiamo confermare il primato della nostra Unione come luogo in cui vivere e fare affari".

Le agenzie di stampa nel pomeriggio “battono” l'endorsement a Draghi prossimo presidente della Commissione Ue persino dal premier ungherese Victor Orban: "Non so, ma mi piace Draghi. Lo rispetto, è una brava persona". 

Draghi: “Manca una strategia industriale europea. Bisogna avanzare nell'Unione dei mercati dei capitali”

"La maggior parte degli investimenti dovrà essere coperta da investimenti privati. I risparmi privati sono molto elevati e vengono per lo più incanalati in depositi bancari e non finiscono per finanziare la crescita tanto quanto potrebbero in un mercato dei capitali più ampio. Questo è il motivo per cui avanzare nell’Unione dei mercati dei capitali costituisce una parte indispensabile della strategia complessiva per la competitività", ha detto l'ex presidente del Consiglio.

"Non abbiamo avuto un industrial deal a livello europeo, nonostante la Commissione stia facendo ogni suo sforzo per colmare questo gap. Nonostante le iniziative positive in corso, ci manca ancora una strategia complessiva per rispondere in queste strategie. Investiamo meno di Stati Uniti e Cina nel digitale e nelle tecnologie avanzate, compresa la difesa. Ci sono solo quattro top player europei tra i primi 50 aziende globali", ha spiegato. "Ci manca una strategia su come proteggere le nostre industrie tradizionali da un competitività iniqua causa di assimetrie in regole, sussidi e politiche commerciali. Le industrie energivore sono un caso di studio: in altre regioni queste industrie non solo affrontano prezzi dell'energia più bassi ma anche un meno peso normativo e in alcuni casi ricevono sussidi massicci che minacciano direttamente la capacità delle aziende europee di competere. Senza azioni politiche studiate e coordinate è logico che alcune nostre industrie spegneranno le loro capacità e delocalizzeranno fuori dall'Ue", ha evidenziato l'ex premier. 

Per la difesa: “appalti congiunti” e “coordinamento”

"Per soddisfare le nuove esigenze di difesa e sicurezza", l'Ue deve "intensificare gli appalti congiunti, aumentare il coordinamento della spesa e l'interoperabilità delle attrezzature, e ridurre sostanzialmente le dipendenze internazionali", ha detto Draghi. "Nel settore della difesa, la mancanza di" un'economia di “scala sta ostacolando lo sviluppo della capacità industriale europea. I primi cinque operatori negli Stati Uniti rappresentano l'80% del suo mercato più ampio, mentre in Europa ne rappresentano il 45%. Questa differenza deriva in gran parte dal fatto che la spesa per la difesa dell'Ue è frammentata”.

Il tema dell'approvvigionamento energetico e dei minerali critici

"Abbiamo giustamente un'agenda climatica ambiziosa in Europa e target rigidi per i mezzi elettrici ma in un mondo dove i nostri rivali controllano molte delle risorse che ci servono, quest'agenda dev'essere combinata con un piano per garantire la nostra catena di approvvigionamento, dai minerali critici, alle batterie, alle infrastrutture di ricarica".

"Se vogliamo realizzare le nostre ambizioni climatiche senza aumentare la nostra dipendenza dai Paesi su cui non possiamo più fare affidamento, abbiamo bisogno di una strategia globale che copra tutte le fasi della catena di approvvigionamento minerale fondamentale. Attualmente stiamo in gran parte lasciando questo spazio agli attori privati, mentre altri governi guidano direttamente o coordinano fortemente l'intera catena. Abbiamo bisogno di una politica economica estera che offra lo stesso risultato alla nostra economia". 

"La Commissione ha già avviato questo processo con la legge sulle materie prime critiche, ma abbiamo bisogno di misure complementari per rendere i nostri obiettivi più tangibili. Ad esempio, potremmo prevedere una piattaforma europea dedicata ai minerali critici, principalmente per gli appalti congiunti, la sicurezza dell'approvvigionamento diversificato, la messa in comune, il finanziamento e lo stoccaggio", ha proposto.

La “pericolosa ossessione” della competitività interna

"Per molto tempo la competitività è stata una questione controversa per l'Europa. Nel 1994, il futuro economista premio Nobel Paul Krugman definì l'attenzione alla competitività una "pericolosa ossessione". La sua tesi era che la crescita a lungo termine deriva dall'aumento della produttività, che avvantaggia tutti, piuttosto che dal tentativo di migliorare la propria posizione relativa rispetto agli altri e acquisire la loro quota di crescita. L'approccio adottato nei confronti della competitività in Europa dopo la crisi del debito sovrano sembrava dimostrare la sua tesi. Abbiamo perseguito una strategia deliberata volta a ridurre i costi salariali gli uni rispetto agli altri e, combinando ciò con una politica fiscale prociclica, l'effetto netto è stato solo quello di indebolire la nostra domanda interna e minare il nostro modello sociale. Ma la questione fondamentale non è che la competitività sia un concetto errato. Il fatto è che l'Europa ha avuto un focus sbagliato". 

"Ci siamo rivolti verso l'interno, vedendo i nostri concorrenti tra di noi, anche in settori come la difesa e l'energia in cui abbiamo profondi interessi comuni. Allo stesso tempo, non abbiamo guardato abbastanza verso l'esterno: con una bilancia commerciale positiva, dopo tutto, non abbiamo prestato sufficiente attenzione alla nostra competitività esterna come seria questione politica", ha evidenziato.

Il sottoinsieme di Stati membri

"Per garantire la coerenza tra i diversi strumenti politici, dovremmo essere in grado di sviluppare ora un nuovo strumento strategico per il coordinamento delle politiche economiche. E se dovessimo scoprire che ciò non è fattibile, in casi specifici, dovremmo essere pronti a considerare di procedere con un sottoinsieme di Stati membri. Ad esempio, una cooperazione rafforzata sotto forma di un 28° regime potrebbe essere una via da seguire per la CMU per mobilitare gli investimenti".

Il vantaggio dei “rivali” che agiscono come “unico Paese”

"I nostri rivali marciano avanti a  noi, con un vantaggio, perché possono agire come un unico Paese, con  un'unica strategia, e allineare dietro di essa tutti gli strumenti e  le politiche necessarie. Se vogliamo uguagliarli, avremo bisogno di un rinnovato partenariato tra gli Stati membri: una ridefinizione della  nostra Unione, non meno ambiziosa di quella che fecero i padri  fondatori 70 anni fa, con la creazione della Comunità Europea del  Carbone e dell'Acciaio".