Mahsa Amini

La "voce dell'Iran" rischia l'impiccagione, il rapper Toomaj Salehi condannato a morte

Messo in prigione e scarcerato qualche tempo fa, quando uscì non esitò a cantare di nuovo contro gli ayatollah. La magistratura lo ha condannato per "corruzione sulla terra", accusa che porta fino all'impiccagione

La "voce dell'Iran" rischia l'impiccagione, il rapper Toomaj Salehi condannato a morte
X
Il rapper iraniano Tomaj Salhei

Era stato arrestato durante il momento più caldo della protesta anti-velo iraniana lo scorso anno. Poi rilasciato per una manciata di giorni e di nuovo arrestato per aver cantato ancora contro il regime denunciando torture e abusi subiti in carcere. 

Gli ayatollah iraniani non gliel'hanno perdonata e ora un tribunale rivoluzionario iraniano ha condannato il rapper Tomaj Salehi alla pena di morte per "corruzione sulla terra". A darne la notizia il suo avvocato Amir Raesian, al quotidiano Shargh. 

Il 33enne musicista considerato la “voce dell'Iran”, cantore delle ingiustizie sociali e politiche, era stato arrestato in passato per accuse relative al contenuto delle sue canzoni mentre nel 2022 partecipava alle proteste antigovernative scoppiate in varie città dell'Iran dopo la morte di Mahsa Amini, la 22enne studentessa curdo-iraniana morta mentre era in custodia della polizia religiosa a causa di un velo messo male. Mesi di disordini successivi alla sua morte causarono quasi 600 vittime, tra cui dozzine di membri del personale di sicurezza, e migliaia di arresti. Otto le impiccagioni, avvenute anche in pubblico.

I suoi fan lanciano appelli per la sua liberazione attraverso i social media. Lui rinchiuso nel carcere di Isfhan, su X cerca di tranquillizzare gli animi: non vi è certezza sulla sentenza - scrive - meglio aspettare. Ma non è la prima volta che il cantante viene arrestato, ora che gli ayatollah hanno ordinato una stretta sulle regole sociali, la cosa si fa più preoccupante che mai.

"Propaganda contro il sistema", "disturbo della quiete pubblica", "incitamento alla violenza" e perfino "complicità con i nemici esterni all'Iran" le accuse rivolte al cantante i cui fan, molti dei quali della generazione Z, oggi chiedono il rovesciamento del clero al potere considerato intollerante sui diritti civili e sulle regole sociali. 

“Più facile essere colpite dai pasdaran che dalle bombe di Israele” scrivono le iraniane ironizzando sui social.

La comunità internazionale si dice sgomenta e preoccupata per la sorte del cantante. Solidarietà è arrivata dal ministro degli esteri italiano Antonio Tajani che ha scritto un post su X. La parlamentare tedesca Ye-One Rhie, del Partito Socialdemocratico al governo (che già in passato aveva difeso il rapper) chiede con forza il rilascio del cantante. “E' un regime feroce” ha scritto sui social anche la vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, Lia Quartapelle.