Alle urne il 12 giugno

Elezioni amministrative: da Gorizia a Palermo, le sfide del voto

Vanno rinnovate le amministrazioni di circa mille comuni, per un totale di quasi 9 milioni di elettori. Contemporaneamente, si vota in tutto il Paese per i cinque referendum sulla giustizia

Elezioni amministrative: da Gorizia a Palermo, le sfide del voto
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elezioni urne repertorio

Tutto in un giorno. Dalle 7 alle 23. Domenica prossima, 12 giugno,  l'Italia va al voto per l'election day. Vanno rinnovate le amministrazioni di circa mille comuni, per un totale di quasi 9 milioni di elettori. Contemporaneamente, si vota in tutto il Paese per i cinque referendum sulla giustizia  proposti dalla Lega e dai Radicali (contrassegnati dalle schede di colore rosso, arancione, giallo, grigio e verde). Per i referendum potranno esprimersi 51,5 milioni di elettori. Perché siano validi, stabilisce l'articolo 75 della Costituzione, dovrà recarsi alle urne il 50% più uno degli aventi diritto. Cinque le schede, cinque colori: rosso (per il quesito per l'abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi), arancione (sulla limitazione delle misure cautelari), giallo (sulla separazione delle funzioni dei magistrati), grigio (sulla partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari) e verde (per l'abrogazione di norme in materia di elezioni dei componenti togati del Csm). 

Gli italiani chiamati alle urne per le amministrative sono più di 8,8 milioni. Per i nuovi sindaci e i nuovi consiglieri comunali, si vota in 978 Comuni. Di questi, quattro sono capoluoghi di Regione (Genova, Palermo, Catanzaro e L'Aquila) e 22 capoluoghi di provincia (Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona, Viterbo). Il 26 giugno sono in programma i ballottaggi nei Comuni con oltre 15mila abitanti dove nessun candidato sindaco sarà riuscito a superare la soglia del 50% più uno delle preferenze. Anche per questa tornata elettorale sono previste delle procedure anti-Covid 19. Un decreto varato dal governo garantisce la possibilità di voto agli elettori positivi, ricoverati in ospedale o in isolamento a casa. Lo spoglio delle schede partirà dai referendum, per poi passare, dalle 14 del lunedì, alle schede per le comunali e le eventuali elezioni circoscrizionali.

Il centrodestra parte da una posizione di vantaggio nella consultazione. Tra le 26 città più grandi sono infatti 18 quelle guidate da giunte sostenute da coalizioni di centrodestra con Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. Tre sono amministrate dal Pd, due da indipendenti di centrosinistra, infine tre da liste civiche. Le sfide più importanti sono quelle di Genova e Palermo. Nel capoluogo ligure il sindaco uscente, il civico Marco Bucci, è sostenuto da una coalizione più estesa di quella classica di centrodestra con cui è stato eletto al primo mandato. Appoggiato anche dai centristi di centrosinistra, come Azione e Italia viva, Bucci è il favorito tra i sette candidati in corsa. A sfidarlo troverà Ariel Dello Strologo, presentato da Pd, Movimento 5 stelle, Articolo Uno, Sinistra italiana, Europa verde e Lista Sansa. Con 'Insieme per Genova' si presenta Carlo Carpi, mentre Mattia Crucioli, senatore ex M5s e capogruppo di Alternativa al Senato, si presenta sotto il simbolo di 'Uniti per la Costituzione' con l'appoggio di Italexit e del Partito comunista. Gli altri candidati sono Martino Manzano (Movimento 3V), Antonella Marras (Rifondazione comunista, Sinistra anticapitalista e Pci) e Cinzia Ronzitti del Partito comunista dei lavoratori.    

A Palermo, per la successione a Leoluca Orlando, che termina il secondo mandato, la sfida è a sei. Partito democratico, M5s, Sinistra civica ecologista e la lista civica Progetto Palermo, sostengono Franco Miceli. Mentre, sul fronte opposto, dopo settimane di liti e candidati di bandiera, il centrodestra unito schiera Roberto Lagalla, vicino all'Udc. Azione e Più Europa presentano Fabrizio Ferrandelli. In corsa anche Rita Barbera (con una lista che porta il suo nome e con Potere al Popolo), Ciro Lomonte e Francesca Donato (Rinascita Palermo).

Nell'altra grande città siciliana al voto, Messina, invece, il centrodestra corre diviso. La Lega sostiene la candidatura di Federico Basile, ex direttore generale del Comune proposto dal sindaco uscente Cateno De Luca, mentre gli altri partiti della coalizione hanno scelto di puntare su Maurizio Croce. Il centrosinistra schiera infine su Franco De Domenico. Centrodestra diviso anche a Catanzaro. Forza Italia, Lega e Udc sostengono Valerio Donato, appoggiato anche da Italia viva, mentre Fratelli d'Italia candida Wanda Ferro. Il Partito democratico e il Movimento 5 stelle propone invece Nicola Fiorita. Cinque liste civiche condividono inoltre la candidatura di Antonello Talerico. In corsa anche Francesco Di Lieto che si presenta con il simbolo di 'Insieme osiamo'.    

A L' Aquila, per il secondo mandato corre Pierluigi Biondi. Il sindaco uscente è sostenuto dal centrodestra compatto. La sfidante di centrosinistra è Stefania Pezzopane, sostenuta da Pd-M5s-Iv, quello di L'Aquila viva-Azione è Americo Di Benedetto, mentre Simona Volpe si presenta da indipendente.

Altri due casi in cui la coalizione di centrodestra si è divisa sono quelli di Verona e Parma. Nella città scaligera il sindaco uscente di FdI, Federico Sboarina, rischia di non vincere al primo turno, ostacolato dalla corsa dell'ex leghista Flavio Tosi, sostenuto da FI e da Iv, ma non dalla Lega che appoggia Sboarina. Mentre il centrosinistra tenterà di espugnare la roccaforte di destra con Damiano Tommasi, ex centrocampista della Roma del terzo scudetto (sostenuto da Pd, M5s e Azione).  Parma viene da due mandati dell'ex sindaco M5s Federico Pizzarotti, che dopo aver lasciato M5s, con la sua formazione Italia in Comune, si è avvicinato al Pd. I 'fan' di Pizzarotti sosterranno, insieme al Pd e alla sinistra, ma senza i pentastellati (che non presenteranno la propria lista), l'assessore alla Cultura Michele Guerra sostenuto anche da Iv (ma non da Azione, che presenta il suo Dario Costi). Il centrodestra è spaccato: Lega e Forza Italia sostengono l'ex sindaco Pietro Vignali. Fratelli d'Italia ha deciso di puntare su Priamo Bocchi.     Infine, a Gorizia, corre per un secondo mandato l'attuale sindaco Rodolfo Ziberna, sostenuto da tutto il centrodestra. Diviso il centrosinistra, con il Partito democratico e il Movimento 5 stelle che appoggeranno la corsa di Laura Fasiolo, mentre Azione insieme a Gorizia 3.0 sarà con Antonio Devetag.

Le tensioni nel centrodestra

Nonostante il vantaggio di partenza e la moderata fiducia con cui i partiti del centrodestra si affacciano alle Comunali di domenica per la coalizione guidata da Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, questa tornata elettorale appare comunque uno spartiacque prima dello scoglio delle Regionali d'autunno in Sicilia, in vista delle quali permangono le profonde divisioni sulla ricandidatura di Nello Musumeci, spinta da FdI, e osteggiata da Lega e FI. Un eventuale buon risultato alle Comunali potrebbe, infatti, rappresentare l'occasione per mettere un primo mattoncino verso la ricomposizione dell'alleanza, dilaniata dalla competizione interna tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni per la leadership della coalizione, dalle divisioni sul territorio e dalle frizioni sul governo.     

Il segretario leghista, a pochi giorni dalla chiusura della campagna, tiene a rimproverare gli alleati di Fratelli d'Italia colpevoli, a suo giudizio, di aver scelto la 'corsa solitaria' in alcune città. "Mi sembra una lettura un po' distorta, francamente", replica Meloni. "Ci sono dei Comuni nei quali Fratelli d'Italia ha fatto una scelta diversa da Lega e Forza Italia, Comuni in cui la Lega ha fatto una scelta diversa e Comuni nei quali Forza Italia ha fatto una scelta diversa. Che si scarichi sempre la colpa su Fdi non lo accetto", puntualizza. "Non mi pare che si possano trattare le questioni così. In alcuni casi non siamo riusciti per ragioni che sono territoriali, anche di rapporti - sottolinea Meloni -. Le ragioni territoriali sono complesse. In alcune città non siamo riusciti a trovare una quadra, ma non mi pare per responsabilità di Fratelli d'Italia. Quindi, consiglio maggiore prudenza in queste dichiarazioni".  Un clima di tensione che pare destinato a scavalcare il voto nei comuni. 

Sarà comunque l'analisi dell'esito elettorale a indicare meglio lo stato della coalizione e i rapporti di forza tra i partiti. Per esempio, il voto di lista - anche se amministrativo - potrà servire a vedere se sarà confermato il 'sorpasso' di FdI sulla Lega, non soltanto al Centro e al Sud, ma anche nella maggior parte dei territori al Nord. Così come, sempre relativamente al partito di Salvini, sarà interessante isolare il risultato della lista 'Prima l'Italia', con cui il partito si è presentato a Palermo, Messina e Taranto, laboratorio, nelle intenzioni del suo leader, per una futura federazione di centrodestra nazionale. "Sto lavorando per una coalizione di centrodestra più coesa di quanto non lo sia oggi alle elezioni amministrative", insiste Salvini. "Lavoro perché il centrodestra sia compatto e vinca le elezioni politiche".  Elezioni del 2023 sulle quali inedita è l'apparente apertura di Salvini su una eventuale premiership a Meloni nel caso in cui FdI si confermasse primo partito di centrodestra "Chi prende un voto in più indicherà il presidente del Consiglio, se lo prenderà la Lega si prenderà tutte responsabilità del caso. Chi prende un voto in più in democrazia vince. Ha sempre funzionato così", scandisce Salvini.

Nel centrosinistra primo test per il Campo Largo, preoccupa l'astensionismo

Se il centrodestra ha i suoi problemi, anche nel centrosinistra equilibri e alleanze, soprattutto in vista delle politiche, sono da ridefinire nel quadro di un campo largo progressista. "Queste saranno elezioni per testare la capacità di risultato di un'alleanza che stiamo cercando di rendere più larga", ha detto Enrico Letta mentre a pochi giorni dalle urne è in giro per l'Italia a far campagna elettorale. Tengono banco le questioni locali e poi i temi di governo, come l'attesa della risoluzione sull'Ucraina che il Parlamento dovrà votare il 21 giugno, col rischio di spaccature sull'invio di nuove armi. L'obiettivo minimo, almeno sulla carta per ora resta quello di un comune in più. Perché nelle speranze dei dem c'è di riportare molti dei comuni persi nel 2017 - da Monza a Catanzaro - nel perimetro del centrosinistra. Le sensazioni dei big del partito sono positive. C'è la percezione di una ritrovata unità, dentro e fuori il Pd. L' incognita è l'astensionismo che, nelle ultime ore, è tornato a preoccupare lo stato maggiore Pd. Francesco Boccia, in prima linea nella partita per le Comunali, invita tutti a non abbassare la guardia e ripropone il tema del voto spartiacque. Da una parte il centrosinistra progressista e riformista, dall'altra la destra nazionalista e sovranista: "O di qua o di là", avverte Boccia. Il timore, infatti, è che la lunga e forzata convivenza con il centrodestra al governo possa demotivare gli elettori, scoraggiando il voto. Per questa ragione si cerca di marcare le distanze da Salvini e Meloni sottolineando come il Pd sia il partito votato alla responsabilità, che si è fatto carico di un impegno, quello preso con il presidente della Repubblica durante la pandemia e che avrà termine a emergenza sanitaria definitivamente archiviata. "Abbiamo assunto un impegno con il presidente Mattarella e vogliamo rispettarlo. Quell'impegno prevedeva l'uscita definitiva dalla pandemia, aspettiamo il prossimo autunno. E poi l'attuazione del Pnrr, merito del centrosinistra. Manteniamo questo impegno e poi si va a votare". 

E in vista di quel voto, il test delle amministrative assume un peso ancora più rilevante. Un risultato positivo, con almeno un comune in più strappato al centrodestra, consentirebbe al segretario del Pd di dimostrare che l'alleanza con i Cinque Stelle funziona e porta risultati. L' asse con Conte, d'altra parte, è ancora una strada obbligata per Letta, viste anche le recenti uscite dei 'dirimpettai' di centro, Calenda e Renzi: il progetto di una coalizione che si formi attorno all'agenda Draghi è sulla carta. Il leader di Azione la descrive come una 'Ursula' tutta italiana; un progetto a cui guardano con interesse anche pezzi del centrodestra e che potrebbe aprire scenari inediti nei prossimi mesi.