Pandemia anno quarto

Covid, in Italia la quarta dose non è mai decollata

Sotto il 30% le somministrazioni ad anziani, persone fragili e operatori sanitari, mentre cresce la preoccupazione per la situazione in Cina

Covid, in Italia la quarta dose non è mai decollata
Riccardo Fabi/NurPhoto via Getty Images
Quarta dose

Il 30 dicembre 2019 fa arrivavano dalla Cina le prime notizie su misteriose polmoniti a Wuhan. Sono passati tre anni meno un giorno, su molte prime pagine dei quotidiani ci sono di nuovo Cina e coronavirus, e fino a poche settimane fa nessuno o quasi se lo sarebbe aspettato. Il governo italiano ha preso la strada dei controlli ai viaggiatori in ingresso, proprio come a inizio 2020, ma a rendere lo scenario molto differente è il fatto che da due anni sono disponibili i vaccini, mostratisi efficaci nel prevenire la malattia grave e impedire che gli ospedali vadano in sofferenza.

In Italia poco meno dell'85% della popolazione ha ricevuto almeno due dosi, a circa il 68% è stato somministrata la dose booster, ma meno del 9,5% ha scelto di immunizzarsi anche con la quarta dose. Il 29,2%, considerando solo la platea definita come prioritaria dalle autorità sanitarie, composta da ultrasessantenni, operatori sanitari, ospiti delle residenze sanitarie, donne in gravidanza e over 12 in condizioni di elevata fragilità. Va ricordato che comunque che la possibilità di accedere a questa somministrazione aggiuntiva è aperta a tutta la popolazione sopra i 12 anni.

Differenze significative si registrano tra Centro-nord e Sud del paese: se in Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana e Lombardia a ricevere il secondo booster è stato tra il 35 e il 44 per cento della platea, Calabria, Sicilia e Campania non superano il 15%.

Un po' meno allarmante la distribuzione per fasce d'età: tra gli ultraottantenni sono state somministrate oltre due milioni di dosi pari al 43,53% della platea,  percentuale che scende al 30,21% nell'età compresa tra i 70-79 anni e crolla al 18,69% per chi ha tra i 60 e i 69 anni.

Diversi esperti intanto invitano a stringere ulteriormente la maglia dei controlli: il virologo Fabrizio Pregliasco sottolinea che "il 95% degli arrivi dalla Cina è per via indiretta" e "se non è giusto essere allarmisti e dire che stiamo per ripiombare nell'emergenza di 2-3 anni fa, non bisogna nemmeno sottovalutare ciò che sta succedendo".

Il matematico Giovanni Sebastiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) esprime l'auspicio che "a livello istituzionale non si faccia lo stesso errore fatto nella prima fase della pandemia, in cui venivano testate solo le persone in entrata nel nostro paese provenienti dalla Cina: il monitoraggio capillare dei flussi in entrata è importante sia per il rilevamento delle positività ma anche per sequenziamento, allo scopo cioè di rilevare la presenza di eventuali nuove varianti", che potrebbero svilupparsi a causa dell'elevata circolazione che si registra in estremo oriente".

Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell'Università Vita e salute San Raffaele di Milano, sottolinea che sebbene l'impatto in Italia "dovrebbe essere limitato, considerando che la percentuale della popolazione italiana che ha fatto il vaccino è altissima", resta importante indossare la mascherina "nelle situazioni di affollamento, nei trasporti pubblici e sugli aerei, a bordo dei quali il rischio di contagio è altissimo senza protezione". Signorelli evidenzia anche che "dalla Cina continuiamo a non avere dati attendibili", e ritiene che i controlli alle frontiere e negli aeroporti  "dovrebbero essere un provvedimento europeo e non nazionale perché più della metà dei viaggiatori arriva attraverso un altro scalo europeo". 

"Quando si considera di reintrodurre e implementare le misure di screening per Covid-19 sui viaggiatori in questo momento, i Paesi della regione europea dell'Oms dovrebbero attingere alle lezioni del passato. E questo include la necessità di non discriminare alcuna particolare popolazione o gruppo, ma di trattare tutti con rispetto", è l'appello affidato intanto a Twitter da Hans Kluge, direttore regionale dell'Organizzazione mondiale della sanità per l'Europa.