Il detenuto al 41 bis

L'Onu su Cospito: "L'Italia rispetti la dignità del detenuto"

L'Onu ha preso in carico una petizione inviata dal legale di Cospito, Flavio Rossi Albertini, alla Commissione Diritti umani sulle condizioni di detenzione del proprio assistito. Il ministero della Giustizia: daremo all'Onu le informazioni richieste

L'Onu su Cospito: "L'Italia rispetti la dignità del detenuto"
ANSA/TINO ROMANO
Alfredo Cospito, 5 dicembre 2022

L'alto Commissariato Onu per i diritti umani ha chiesto allo Stato italiano informazioni sul detenuto Cospito e di assicurargli una detenzione "compatibile con gli art. 7. e 10 del Patto Internazionale per i Diritti Umani e Politici". In base all'art. 7, infatti, "nessuno può essere sottoposto alla tortura né a punizioni o trattamenti crudeli, disumani e degradanti", mentre l'art 10 sancisce che "qualsiasi detenuto privato della propria libertà deve essere trattato con umanità e con il rispetto della dignità inerente alla persona umana" e che "il regime penitenziario deve comportare un trattamento dei detenuti che abbia per fine essenziale il loro ravvedimento e la loro riabilitazione sociale".

Si tratta, di "misure temporanee", si legge in un passaggio del documento inviato allo Stato Italiano, che "non implica che sia stata raggiunta una decisione sui meriti della materia considerata".

Il documento inviato dall'Onu rappresenta infatti una "presa in carico" della petizione inviata dal legale di Cospito, l'avvocato Flavio Rossi Albertini, alla Commissione Diritti umani sulle condizioni di detenzione del proprio assistito, e quindi non una valutazione sulle condizioni della detenzione di Cospito, sulle quali le Nazioni unite si pronunceranno più avanti.

Il ministero della Giustizia: daremo all'Onu le informazioni richieste

In risposta alle Nazioni Unite via Arenula ha pubblicato la seguente nota: “L'Italia fornirà all’Onu le informazioni richieste, dopo la petizione della difesa di Alfredo Cospito. Una richiesta trattata dalle Nazioni Unite secondo la procedura ordinaria applicabile a ogni petizione ricevuta: l’Onu chiede all’Italia informazioni sul caso e domanda di assicurare che le condizioni di detenzione siano conformi al patto internazionale sui diritti civili dell’uomo e rispettino gli articoli 7-10”.

"In attesa della decisione sul merito della petizione individuale - spiega l'avvocato Flavio Rossi Albertini insieme al professore Luigi Manconi, presidente dell'associazione "A buon diritto" - il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha deciso di applicare una misura provvisoria che consiste nel richiedere all'Italia di assicurare il rispetto degli standard internazionali e degli art. 7  e 10 in relazione alle condizioni detentive di Alfredo Cospito"".  

Secondo legali di Cospito Italia deve dare esecuzione a richieste Onu

I legali dell'anarchico, che hanno annunciato anche un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, sostengono, inoltre, che "nonostante la richiesta dell'Onu, a due giorni dalla notifica dell'atto, nessuna iniziativa è stata assunta dal Ministro della Giustizia per revocare o quanto meno migliorare la condizione detentiva di Cospito". A detta dei difensori lo Stato italiano "deve, nel rispetto dei propri obblighi internazionali (assunti con la ratifica del Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici delle Nazioni Unite), dare esecuzione a tale misura provvisoria. Rappresenterebbe un grave precedente se le parole del Comitato rimanessero lettera morta, se l'Italia emulasse l'indifferenza dimostrata per l'Onu dai regimi autocratici".

Le misure urgenti "vengono adottate dal Comitato - si legge inoltre nel documento inviato dall'Onu - quando sussiste il rischio imminente per la tutela dei diritti essenziali della persona e al fine di evitare danni irreparabili al ricorrente nelle more della decisione finale del Comitato. Il danno irreparabile sarebbe ad esempio la morte di Alfredo Cospito durante la detenzione. È chiaro che con questa azione la Commissione sta per la prima volta mettendo in dubbio la legittimità del regime 41-bis rispetto alle convenzioni internazionali. È molto difficile che l'Italia possa dimostrare che una detenzione a vita e in un regime di estremo isolamento stia garantendo il fine essenziale di ravvedimento e riabilitazione sociale. Il Comitato informa inoltre lo Stato italiano di aver registrato il caso di Alfredo Cospito con il numero di registro, e di essere in attesa di ottenere maggiori informazioni per raggiungere una decisione finale sul caso. Le misure urgenti hanno effetto immediato", si legge in una nota diffusa dall'avvocato Rossi Albertini e da Luigi Manconi.

Cospito: Il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini”

"La mia lotta contro il 41bis è una lotta individuale da anarchico" e perciò “porterò avanti la mia lotta fino alle estreme conseguenze, non per un ricatto ma perché questa non è vita. Se l'obiettivo dello Stato italiano è quello di farmi dissociare dalle azioni degli anarchici fuori, sappia che io ricatti non ne subisco. Sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41 bis”. Lo scrive di suo pugno Alfredo Cospito, l'anarchico detenuto nel carcere di Opera al 41bis, in un passaggio di una lettera scritta nella casa di reclusione milanese a fine gennaio.

"Da buon anarchico credo che ognuno è responsabile delle proprie azioni" e perciò "da anarchico coerente non prendo le distanze da altri anarchici per opportunismo e convenienza", scrive ancora Cospito, che precisa: "Ho sempre rivendicato con orgoglio le mie azioni (anche nei Tribunali e per questo mi ritrovo qui) e mai criticato quelle degli altri compagni".

Il più grande insulto per un anarchico è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini”, si legge in un altro passaggio, “non ho mai spedito ‘pizzini’” ma “articoli per giornali e riviste anarchiche”.

Cospito descrive la sua situazione come quella di un uomo "seppellito vivo in una tomba, in un luogo di morte" e aggiunge: "Non posso vivere in un regime disumano come quello del 41bis, dove non posso leggere quello che voglio, libri, giornali, periodici anarchici, riviste d'arte e scientifiche, di letteratura e di storia. Un regime dove non posso aver alcun contatto umano, dove non posso più vedere o accarezzare un filo d'erba o abbracciare una persona cara. Un regime dove le foto dei tuoi genitori vengono sequestrate".