È imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio

Open Arms, Salvini al processo. Il comandante del sommergibile: "La nave accelerò e la seguimmo"

Oliva, alla guida del mezzo che intercettò e seguì la nave della Ong spagnola: "L'abbiamo segnalata alla nostra centrale operativa". Pellegrino (Guardia costiera) : “Il sottomarino non parlò di pericolo imminente”

Open Arms, Salvini al processo. Il comandante del sommergibile: "La nave accelerò e la seguimmo"
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Matteo Salvini al processo Open Arms

Matteo Salvini è nell'aula bunker dell'Ucciardone, a Palermo, per l'udienza del processo Open Arms, dove è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per aver lasciato sulla nave della Ong, 147 migranti nell'agosto 2019 per una ventina di giorni prima dello sbarco disposto dalla Procura di Agrigento, quando era ministro dell'Interno.

"Da questo processo mi aspetto una sola cosa, giustizia, ma non sono certo che si arriverà alla verità. Mi aspetto anche che finisca una volta per tutte questo disprezzo per la vita a cui stiamo assistendo. Dal 2018 è cambiata la politica in Italia ma anche l'atteggiamento della Guardia Costiera. Gli sbarchi umanitari delle Ong sembra siano diventati il grande nemico dell'Italia e sembra che noi siamo diventati i responsabili di tutti i problemi del Paese". Così il fondatore di Open Arms, Oscar Camps, parlando con giornalisti appena arrivato nell’aula bunker.

La deposizione del capitano del sommergibile: “Abbiamo segnalato alla nostra centrale operativa” la presenza della nave

"Ci siamo imbattuti casualmente nella nave Open Arms. Era fra le imbarcazioni monitorate con periscopio, sonar, radar, con tutti i sensori di bordo. Non ci era mai stata segnalata prima della notte dell'1 agosto del 2019. L'abbiamo segnalata alla nostra centrale operativa sommergibili". Inizia così la deposizione Capitano di corvetta Stefano Oliva, Comandante del sommergibile che il primo agosto del 2019 intercettò e seguì la nave della Ong spagnola nel Mediterraneo. Il comandante ha dichiarato che il sommergibile seguì la Open Arms per 50 miglia circa, "in 17 ore di monitoraggio” di averla seguita “quando ha cambiato rotta e ha aumentato la velocità. Ma la loro imbarcazione era più veloce di noi, tanto che siamo arrivati sul luogo del soccorso quando erano già iniziate le operazioni di trasbordo dei migranti".

Il sommergibile: agli atti il materiale audio, fotografico e video raccolto durante il soccorso

La notizia della presenza del sommergibile è emersa solo pochi mesi fa, a processo iniziato. Si tratta di un sottomarino della Marina militare italiana in azione, nell'agosto 2019, che monitorava le attività nel mar Mediterraneo e che riprese anche un barcone carico di migranti partiti dalla Libia. Il materiale audio, fotografico e video, frutto di attività integrativa d'indagine della Procura di Palermo e relativo alle operazioni svolte dalla nave Open Arms durante il soccorso di un barcone carico di migranti, è stato acquisito al fascicolo del dibattimento su richiesta della difesa del ministro delle Infrastrutture. Documenti fondamentali, secondo l'avvocata Giulia Bongiorno, che accenderebbero una nuova luce sulla vicenda e sulla condotta della Open Arms, visto che potrebbe risultare la presenza di scafisti. Si tratta di materiale che mai era stato messo agli atti e che perfino il Senato non aveva visionato quando fu chiamato a esprimersi sull'eventuale processo a carico di Salvini. L'attuale vicepremier e ministro, nei mesi scorsi, dopo avere appreso la notizia si era detto "sconcertato". 

Oliva: il sommergibile non può effettuare "operazioni di soccorso in mare"

Rispondendo alle domande del pm Geri Ferrara, il comandante Oliva ha spiegato di non aver “mai effettuato operazioni di soccorso in mare” in “8 mila ore al comando del sommergibile Venuti. Osserviamo ciò che accade sulla superficie in maniera discontinua perché il sommergibile è un mezzo occulto e solo quando è in quota periscopica alza antenne e periscopio per brevi lassi di tempo. Noi abbiamo monitorato l'imbarcazione con tutti i sensori a bordo, con il sonar, un sensore elettromagnetico, che riesce a capire di che imbarcazione stiamo parlando Il periscopio ha uno zoom che consente di vedere anche le cose più lontane, dipende dall'altezza del periscopio. Abbiamo osservato la nave Open Arms e segnalato la presenza alla centrale operativa sommergibili che poi riferisce alla Squadra navale della Marina militare. Il sommergibile non può parlare con nessun altro interlocutore che non sia la sala operativa. Dopo di che abbiamo continuato l’attività di monitoraggio". 

Oliva: “La nave ha improvvisamente accostato e aumentato la velocità in maniera sostenuta”

Il dato rilevato dal comandante durante l’udienza è l’improvviso aumento di velocità della Open Arms: "Noi stavamo continuando la attività e si è verificato che l'Open Arms ha improvvisamente accostato e aumentato la velocità in maniera sostenuta. Questo, per chi va per mare, viene ritenuto come una cinematica che andrebbe investigata. Non ci tornava che Open arms dal pattugliare a 4 nodi improvvisamente si dirigeva verso Ovest a una velocità sostenuta. Siamo andati a investigare questo comportamento e a cosa fosse dovuto. Le velocità erano maggiori rispetto alle nostre del sottomarino e noi siamo arrivati poco dopo. Abbiamo fatto riprese fotografiche video e audio con il telescopio e un antenna di comunicazione. Il sottomarino ha semplicemente captato la comunicazione in lingua spagnola e l'abbiamo inviata alla nostra centrale operativa senza alcuna analisi. Gli interlocutori dovevano essere nella linea d'orizzonte per essere captati".

Il racconto delle operazioni di sbarco

Oliva riferisce anche dell’imbarcazione, "di medie dimensioni, circa 20, 25 metri in legno anche se non ne sono sicuro. Era una barca piena di persone". Ricorda che "c'erano dei mezzi di mare sicuro in zona. C'erano due fregate della marina che non sono intervenute". Infine, precisando che “un sottomarino non è un mezzo idoneo per fare questi soccorsi, in condizioni di necessità indifferibile il sottomarino deve riferire alla centrale per effettuare un soccorso. Se c'è gente in acqua può emergere e dare dei gonfiabili", racconta il soccorso e il trasbordo della Open Arms che ha salvato i migranti in difficoltà. "Open Arms si è avvicinata e ha messo la scaletta e fatto salire tutti a bordo dal barcone al gommone e poi dai gommoni alla nave. E prima di fare questo salvataggio hanno consegnato i giubbotti salvagente. Uno dei due gommoni è stato recuperato, è stata messa una scritta 'OA108', e lasciato alla deriva. Anche il secondo gommone è stato recuperato e l'unità ha ripreso a navigare con direttrice est". Poi "abbiamo continuato il nostro percorso. C'era anche un pattugliatore libico che poi abbiamo perso di vista". 

Pellegrino (Guardia costiera) : “Il sottomarino non parlò di pericolo imminente”

"Per quanto di mia diretta conoscenza in nessun momento si parlava di un pericolo imminente" sulla imbarcazione con a 60 migranti a bordo nel Mare Mediterraneo la mattina del primo agosto 2019. "Il comandante non ha segnalato perché non c'era una situazione di pericolo da segnalare, per quanto ho visto dalle immagini, tant'è che nella mia relazione di servizio non si parla di un evento di soccorso ma di trasbordo di migranti, sulla base di valutazioni fatte in loco da chi ha una visione diretta del fatto". A dirlo, deponendo al processo è il capitano di fregata Andrea Pellegrino. L'ufficiale della Guardia costiera all'epoca era in ufficio alla Capitaneria di porto e fece poi la relazione su quanto accaduto: “Non parlavo direttamente con il sottomarino, non avevo contatto diretto - dice - la mia relazione di servizio segue sostanzialmente la valorizzazione degli elementi informativi raccolti in loco dal sottomarino Venuti. Mi portarono questi elementi informativi e mi chiesero se c'erano elementi che potessero essere di interesse, questo accadeva il 2 agosto. Se avessi avuto la benché minima impressione di un pericolo di vita avrei dato notizia agli organi competenti, ho l'obbligo di gestire e intervenire quando c'è una situazione di imminente pericolo". "Il sottomarino lo ha fatto?", chiede il pm Geri Ferrara. "Se mi sta chiedendo cosa avrei fatto?", dice Pellegrino. E Ferrara: "Se vede una barca con 60 persone nel Mediterraneo interviene o no a recuperarli?". Risposta: "Se ritengo che c'è un pericolo sì, altrimenti mi interesserebbe più comunicare la presenza alle autorità deputate per legge a effettuare il soccorso in mare".