L'ultimo, in ordine di tempo, passerà un quarto di secolo in carcere: la condanna a 25 anni di carcere per l'oppositore russo Vladimir Kara-Murza. E' reo di aver criticato l'invasione Ucraina della Russia.
"Alto tradimento, diffusione di notizie false sull'esercito, collaborazione con un'organizzazione indesiderata": sono queste le imputazioni di evidente matrice politica che le autorità russe hanno caricato sulle spalle di Kara-Murza in un processo a porte chiuse subito criticato dall'Onu e da moltissimi Paesi occidentali. Un processo che per molti osservatori rappresenta l'ennesima prova della sempre più chiara deriva autoritaria del Cremlino e di una repressione politica che ha fatto finire in carcere o ha costretto all'esilio quasi tutti gli oppositori russi.
Ma da quando Vladimir Putin è diventato presidente, questa è spesso la sorte che attende chi non è d'accordo (o peggio critica apertamente) il Cremlino. Spesso la fine è anche peggiore.
Il giallo di Nemtsov: freddato mentre camminava
E' il caso di Boris Nemtsov, ex vice primo ministro, ucciso a 55 anni nel 2015 con un colpo di pistola mentre camminava su un ponte di Mosca diretto verso casa.
Anche in quel caso c'era di mezzo l'Ucraina: aveva pagato a caro prezzo - si scrisse - la scelta di criticare duramente l'annessione unilaterale della Crimea nel 2014:
l'errore fu quando i suoi compagni, puntarono subito il dito contro lo Zar e contro il leader ceceno Ramzan Kadyrov, che ovviamente negarono le accuse.
La giornalista Politkovskaya
Quasi un decennio prima fu l'accurato lavoro giornalistico "La Russia di Putin" a segnare la condanna a morte della brillante reporter di Novaya Gazeta, Anna Politkovskaya, uccisa il 7 Ottobre del 2006 di fronte alla sua casa di Mosca: e proprio nel giorno del compleanno del leader russo.
La cronista, in questo caso, aveva criticato la gestione russa della situazione in Cecenia, ma soprattutto aveva visto prima di molti altri, il futuro che aspettava il suo Paese sotto la guida dello Zar.
Navalny, avvelenato e poi incarcerato
C'è poi chi il Cremlino non sarebbe riuscito a uccidere: come Alexei Navalny, ora rinchiuso in carcere da due anni e condannato nel 2022 a scontarne altri 9 per "frode e oltraggio alla corte": Navalny fu avvelenato una prima volta nel 2020, con l'agente nervino Novichok - le intelligence occidentali hanno puntato il dito contro i servizi russi - ma suoi fedelissimi giurano che ora stia subendo lo stesso trattamento dietro le sbarre attraverso una sostanza a lento rilascio inserita nel cibo.
Il dissidente russo di 46 anni ha perso 8 kg in due settimane ed è finito in isolamento per la tredicesima volta dallo scorso Agosto.
Quella parola "Guerra", proibita per Decreto
Da dicembre 2022 in carcere c'è anche il politico dell'opposizione Ilya Yashin, condannato a otto anni e mezzo per aver diffuso informazioni "false" sull'esercito russo, in base alla legislazione che criminalizza le critiche alla cosiddetta "operazione militare speciale" in Ucraina: e chi non è in carcere o non è stato ucciso è fuggito o si è autoesiliato all'estero. Come l'ex magnate del petrolio Mikhail Khodorkovsky e il presentatore televisivo Maxim Galkin, che sono tra questi.
Gli esuli "scampati"
Khodorkovsky abita a Londra dopo aver scontato 10 anni di prigione e ora finanzia progetti mediatici critici nei confronti del Cremlino.
Mentre Galkin, marito dell'icona pop russa Alla Pugacheva, vive invece in Israele ed è diventato una delle voci contro l'offensiva ucraina sui social media.
E' considerato da Mosca "un agente straniero", come d'altronde, tutti coloro che non la pensano come il Cremlino.