Il dibattito sulla misura introdotta dal governo

Non solo in Italia: gli altri Paesi europei con la tassa sugli extraprofitti (e dove non è prevista)

La Spagna l'ha introdotta lo scorso anno, la Lituania a maggio, Praga a novembre 2022. In Portogallo se ne parla (ma la "bilancia" pende verso il no), in Belgio è stata applicata alle imprese energetiche. Esclusa in Francia, Regno Unito e Germania

Non solo in Italia: gli altri Paesi europei con la tassa sugli extraprofitti (e dove non è prevista)
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Una filiale del Banco Santander: l'istituto di credito spagnolo è stato colpito meno dalla tassa sugli extraprofitti introdotta dal governo di Pedro Sanchez

L'Italia è soltanto uno degli ultimi Paesi in Europa ad aver introdotto una tassa sugli extraprofitti delle banche, per aiutare i titolari di mutui. Sono diversi, infatti, gli esecutivi europei, da quello spagnolo al lituano, da quello di Praga a quello di Stoccolma, a intervenire sul boom di utili, determinato dall'aumento dei tassi d'interesse avviato dalla Bce, per raccogliere soldi da destinare poi a famiglie e imprese in difficoltà. E anche dove l'imposta non è stata introdotta, il dibattito pubblico non ha mancato di soffermarsi sul tema, come in Gran Bretagna o in Francia, dove esistono però altre misure a tutela dei possessori di mutui e dei correntisti.

Partiamo dalla Spagna: l'obiettivo del governo è raccogliere 3 miliardi di euro entro il 2024 dalla tassa sulle banche, approvata lo scorso anno dall’esecutivo Sanchez. L’imposta impone un onere del 4,8% sul reddito netto da interessi e da commissioni nette, al di sopra degli 800 milioni di euro. La prima rata è stata pagata a febbraio e a essere colpiti sono stati soprattutto gli istituti di credito che si concentrano sul mercato domestico. Caixa Bank, il più grande istituto spagnolo per depositi, ha dichiarato che l'imposta è costata 373 milioni di euro, pari al 44% dell'utile netto di 855 milioni di euro registrato nel primo trimestre. La percentuale è stata ancora più alta per Sabadell, che possiede la banca britannica Tsb ma ha la maggior parte delle sue attività in Spagna. L'esborso è stato di 157 milioni di euro, pari al 77% dell'utile del primo trimestre. Le due maggiori banche spagnole per capitalizzazione di mercato, Santander e Bbva, che hanno operazioni internazionali molto più ampie, sono state invece colpite meno.

Il logo del secondo più grande istituto di credito europeo ansa
Il logo del secondo più grande istituto di credito europeo

In Repubblica Ceca la Camera bassa del Parlamento ha approvato a novembre scorso una tassa del 60% sui profitti delle banche che superano il 120% del fatturato medio annuo tra il 2018 e il 2021. L'obiettivo è raccogliere circa 3,5 miliardi di euro per finanziare gli aiuti alle famiglie e alle imprese colpite dall'impennata dei prezzi di elettricità e gas.

Spostandoci sul Baltico, in Lituania il Parlamento ha approvato a maggio una tassa sul reddito netto da interessi del settore bancario per il 2023 e il 2024: l'imposta è pari al 60% sulla parte del reddito netto da interessi che supera del 50% la media dei quattro anni precedenti. L'incasso è stimato in 410 milioni di euro e sarà utilizzato per potenziare le forze armate.

E ancora, la Svezia: il governo ha introdotto a gennaio una “tassa sul rischio” per gli istituti con passività legate alle operazioni domestiche superiori a 150 miliardi di corone svedesi (14,1 miliardi di dollari). I soldi incassati serviranno a rafforzare le finanze pubbliche e creare spazio per coprire i costi di un'eventuale crisi finanziaria. L'imposta è pari allo 0,05% delle passività nel 2022 e sale allo 0,06% nel 2023. Stoccolma prevede di raccogliere 6 miliardi di corone svedesi all'anno.

Ungheria: in un decreto pubblicato a giugno, il governo di Orban ha modificato le imposte sugli extraprofitti nei settori chiave dell'economia, stabilendo che le banche possono ridurne fino al 50% il peso nel 2024 se aumentano gli acquisti di titoli di Stato domestici. L'esecutivo ha inoltre imposto una nuova “tassa sociale” del 13% su alcuni tipi di investimenti, tra cui anche i guadagni sui tassi di interesse dei depositi bancari.

Palais de la Nation a Bruxelles, sede del governo belga wikipedia
Palais de la Nation a Bruxelles, sede del governo belga

Dibattito in corso in Portogallo (più per il no) e in Belgio (dove c’è la tassa per le imprese energetiche)

In Portogallo il dibattito è in corso, anche sulla scia di quello italiano. La stampa di Lisbona riporta diverse opinioni e, in particolare, un no deciso da parte del mondo bancario nazionale. Secondo l'Associazione bancaria portoghese (Apb), interpellata dal settimanale Expresso, “già da tempo le banche in Portogallo sono soggette a imposte straordinarie che tuttavia si mantengono da anni”. Il riferimento va in particolare alla contribuzione straordinaria sul settore bancario, introdotta nel 2011, al tempo della crisi del debito sovrano, i cui introiti vanno in buona parte a rimpolpare il Fondo unico di risoluzione bancaria, soprattutto dopo il fallimento, nel 2014, del Banco Espírito Santo, all'epoca la più grossa banca privata portoghese. L'altra tassa è l'addizionale di solidarietà, nata nel 2020, in piena pandemia da Covid-19, e tutt'oggi in vigore. Anche dal ministero delle Finanze fanno sapere che in questo momento la priorità non è la tassazione degli extraprofitti, bensì facilitare il passaggio dei mutui sulla casa a tasso variabile verso un sistema di tasso fisso, per alleggerire il peso sulle famiglie derivante dall'aumento degli interessi operato dalla Bce.

In Belgio l'iniziativa lanciata in Italia divide la coalizione che sostiene il governo: all'interno della maggioranza cosiddetta Vivaldi, secondo quanto si legge oggi sulla stampa locale, la misura piace alla sinistra del Ps e agli ecologisti di Ecolo; viene bocciata dai liberali francofoni del MR mentre i democratici-cristiani del Cd&v e i liberali fiamminghi (Open Vdl) evitano ogni commento. Intanto la Federazione bancaria nazionale (Febelfin) prende le distanze dal progetto giudicando “ingannevole” l'idea che le banche, avendo realizzato utili miliardari, possano contribuire più di altri ad alleviare le difficoltà della finanza pubblica. Il Belgio, come tanti altri Paesi Ue, ha introdotto una tassa sugli extraprofitti generati dalle imprese del settore energetico in seguito alla guerra in Ucraina, ma finora non ha affrontato la questione di un analogo intervento sulle banche. Cosa che dovrebbe avvenire alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva, quando si prevede saranno discusse alcune proposte presentate a questo proposito dai socialisti e dagli ecologisti.

Christian Lindner, ministro delle Finanze tedesco gettyimages
Christian Lindner, ministro delle Finanze tedesco

Dove non è stata introdotta: Francia, Regno Unito, Germania

Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che le aziende con più di 5000 dipendenti dovrebbero condividere maggiormente i loro profitti “eccezionalmente elevati” con i dipendenti, invece di procedere al buyback. Il capo dell’Eliseo ha però escluso  la possibilità di una tassa sugli extraprofitti. Va tuttavia segnalato che le banche d’Oltralpe sono soggette a una legge antiusura che limita il ritmo di crescita trimestrale del costo dei prestiti. La Francia ha anche un programma di risparmio regolamentato, che rappresenta poco meno del 20% dei depositi bancari, con un rendimento legato all'inflazione che si adegua più rapidamente dei tassi sui prestiti.

Nel Regno Unito, Londra non ha introdotto una tassa sulle plusvalenze bancarie, ma dal 2011 applica un'imposta sugli attivi del bilancio globale degli istituti britannici e a quelli collegati alle operazioni in Gran Bretagna di banche straniere.

Anche la Germania, tramite il suo ministro delle Finanze, Christian Lindner, ha escluso un intervento di tassazione sugli extraprofitti. Ciononostante, il dibattito pubblico è stato alimentato dal fatto che il reddito netto da interessi delle banche tedesche è aumentato tra il 50% e il 70% rispetto ai minimi dell'era Covid.