Il territorio a maggioranza cristiana

Fuga dal Nagorno-Karabakh. Armenia: registrati già 42.500 rifugiati

In tutto sono circa 120mila gli armeni della regione dell'Azerbaigian, 47mila dei quali si sarebbero messi in cammino verso la vicina Armenia per paura della "pulizia etnica", dopo giorni di scontri in cui sono morte già 200 persone

Appena le cose avevano cominciato a mettersi male, il premier armeno Nikol Pashinyan aveva lanciato un appello alla popolazione armena della regione dell'Azerbaigian, al centro di una profonda crisi: “Baku fa pulizia etnica - aveva accusato - siamo disponibili ad accogliere anche 40mila famiglie”. La popolazione che appartiene alla minoranza etnica cristiana non se l'è fatto ripetere due volte. Oggi la capitale dell'Armenia, Yerevan, ha dichiarato di aver registrato 42.500 rifugiati provenienti dal Nagorno-Karabakh, confermando che altri sono in fuga, almeno 47mila dei circa 120 che popolano la vicina grande regione dell'Azerbaigian.  

Medici Senza Frontiere (Msf) ha inviato un'équipe a Goris, in Armenia meridionale, nella provincia di Syunik, per fornire supporto alle persone in fuga dopo l'attacco che l'Azerbaigian ha lanciato contro diverse località del Nagorno-Karabakh. Le vittime sono almeno 200.  Dopo aver subito per diversi mesi le conseguenze dell'assedio e nonostante 24 ore dopo l'attacco sia stato annunciato il cessate il fuoco - si legge in una nota di Msf - la popolazione è in cerca di sicurezza sia all'interno che all'esterno della regione e le autorità armene riferiscono che ad oggi oltre 28mila persone hanno già attraversato il corridoio di Lachin. Le équipe di Msf sono in azione per fornire alle persone sfollate supporto alla salute mentale, rimanendo pronte ad adattarsi all'evoluzione dei bisogni della popolazione.

"Gli abitanti di questa regione hanno sopportato nove mesi di isolamento, senza accesso a forniture mediche essenziali, cibo e all'assistenza umanitaria - dichiara Franking Frias, capomissione di Msf in Armenia - Si sono trovati intrappolati tra bombardamenti e spari, costretti a scegliere tra il rischiare la vita rimanendo a casa o lasciarsi tutto alle spalle in cerca di sicurezza". Dal 12 dicembre 2022, il corridoio di Lachin, un'essenziale via di salvezza per la regione, è stato soggetto a un blocco che ha causato una grave carenza di beni di prima necessità, tra cui cibo, medicinali, carburante e altri beni primari. "È fondamentale garantire un passaggio sicuro a tutte le persone che desiderano uscire dalla regione del Nagorno-Karabakh in modo da evitare ulteriori vittime con l'inasprimento del conflitto nella regione ed ulteriori rischi per la loro salute e sicurezza", conclude Frias. 

scontri tra manifestanti e polizia a Nagorno-Karabakh, Armenia afp forum
scontri tra manifestanti e polizia a Nagorno-Karabakh, Armenia

Ha cercato di fuggire anche Ruben Vardanyan l'ex capo del governo della non riconosciuta Repubblica del Nagorno-Karabakh, ma il Servizio di frontiera statale dell'Azerbaigian lo ha arrestato, mentre cercava di partire in direzione dell'Armenia. Ora il leader si troverebbe a Baku controllato a vista dai membri delle forze di reazione rapida del Servizio statale di frontiera. Originario di Yerevan, Ruben Vardanyan è conosciuto come il fondatore della società di investimento Troika Dialog e della Scuola di Management di Mosca Skolkovo. I media stimano la sua fortuna in un miliardo di dollari. Nel 2022, Vardanyan ha rinunciato alla cittadinanza russa e si è trasferito nel Nagorno-Karabakh, dove - ricorda l'agenzia Ria - dall'ottobre 2022 al febbraio 2023 ha servito come capo del governo di stato della non riconosciuta Repubblica.

La tregua era stata concordata il 21 settembre scorso, anche con la mediazione russa che si trova nel territorio dall'accordo trilaterale (Azerbaigian, Armenia e Russia) avvenuto nel 2020. Alcuni peacemakers russi sono rimasti uccisi negli scontri. La crisi in cui versa la regione “è un fallimento della Russia” ha detto il premier armeno che ha puntato il dito contro Baku accusandola di voler intraprendere una vera e propria “pulizia etnica” nella regione. I Paesi coinvolti nei negoziati avrebbero previsto un secondo round di trattative. 

Tuttavia, riferisce la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova il Cremlino "ha sempre coltivato relazioni di alleanza con l'Armenia, non siamo mai stati e non saremo mai l'iniziatore o la causa dell'aggravamento delle tensioni" . "La Russia continua a svolgere la sua missione", ha aggiunto, "i nostri peacekeepers sono nella regione. Questa è la migliore conferma delle nostre intenzioni e del nostro vero atteggiamento". 

Nagorno-Karabakh, una foto del tavolo dei negoziati tra armeni e azerbaijani afp forum
Nagorno-Karabakh, una foto del tavolo dei negoziati tra armeni e azerbaijani