La corsa al Colle

Sesta fumata nera: boom di preferenze a Mattarella. Asse Conte-Salvini per Elisabetta Belloni

In 336 hanno votato il Capo dello Stato. Sulla numero uno dei Servizi netta contrarietà di Italia Viva e Leu, perplessità da Pd e Forza Italia che annuncia: "Ora negoziamo da soli"

Sesta fumata nera: boom di preferenze a Mattarella. Asse Conte-Salvini per Elisabetta Belloni
ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Il presidente della Repubblica, Mattarella

Alle nove di venerdì sera il presidente della Camera ha letto l'esito del sesto scrutinio per l'elezione del presidente della Repubblica: è una nuova fumata nera, ma il dato che più risalta è costituito dalle 336 preferenze per l'attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella. Solo 106 parlamentari hanno rispettato l'indicazione della coalizione giallorossa e di Italia Viva di votare scheda bianca. Il magistrato Nino Di Matteo, scelto dagli ex grillini, ha raggiunto 41 voti, seguito dall'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini con 9, dall'ex senatore Luigi Manconi a cui sono andate otto preferenze da Sinistra Italiana e Europa Verde, dai cinque a testa per il presidente del Consiglio Mario Draghi e per la ministra della Giustizia Marta Cartabia. Infine, quattro voti a Elisabetta Belloni, tre al vicepresidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, due alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati 2.

"Invitiamo tutti a prendere atto della spinta che da due giorni e in modo trasversale in Parlamento viene a favore della riconferma del Presidente Mattarella", è l'appello che arriva dal Partito democratico. Il Quirinale, tuttavia, resta in assoluto silenzio stampa, nessun segnale filtra su un'eventuale disponibilità del Capo dello Stato ad accettare un secondo mandato, finora sempre escluso.

In tarda serata, giunge una nota da fonti Pd, M5s e Leu: "Sul tavolo ci sono diverse candidature con autorevoli personalità anche femminili. Come abbiamo sempre detto è fondamentale che sul nome del prossimo Presidente della Repubblica ci sia una larga condivisione", mentre il leader del Pd, Letta, lasciando Montecitorio, afferma: "Domani è fondamentale che ci sia un incontro tra le forze di maggioranza". Inoltre, sottolinea, bisogna "tenere conto della novità della decisione di Fi di procedere in maniera autonoma rispetto al resto del centrodestra".

I franchi tiratori affossano la candidatura di Casellati

Il quinto scrutinio, invece, era terminato nel primo pomeriggio con la débâcle della candidatura della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, affossata da oltre 60 franchi tiratori e fermatasi a 382 preferenze. A Mattarella 46 voti, a Di Matteo 38. Pd, Cinque stelle e Leu si erano astenuti, 73 Grandi elettori erano risultati assenti, tra cui quelli di Italia Viva.

L'assemblea è convocata per il settimo scrutinio sabato alle 9.30: sarà finalmente il giorno della fumata bianca? Nella serata di venerdì, mentre era in corsa la sesta votazione, si è aperta una trattativa concreta, con ripetuti colloqui tra Enrico Letta, Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Fonti Pd hanno elencato inizialmente una rosa composta da "Amato, Belloni Cartabia, Casini, Draghi e Mattarella", poi dal Nazareno sarà aggiunto anche quello di Paola Severino. Conte e Salvini, tuttavia, hanno dichiarato, quasi all'unisono, di essere entrambi al lavoro per l'elezione di un presidente della Repubblica donna. Nei corridoi si è fatto insistente il nome della direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza Elisabetta Belloni, che avrebbe il via libera anche di Giorgia Meloni. Fonti parlamentari riferiscono che potrebbe tenersi in serata un incontro tra la numero uno del Dis e i leader dei partiti della maggioranza. Il fondatore del M5s Beppe Grillo ha twittato: "Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo. #ElisabettaBelloni". Anche i Cinquestelle però appaiono divisi: "Trovo indecoroso", ha detto infatti in serata il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, "che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso. Lo avevo detto ieri: prima di bruciare nomi bisognava trovare l'accordo della maggioranza di governo".

Da Forza Italia non si nascondo i dubbi sulla 'doppietta' tecnico a Palazzo Chigi e tecnico anche al Quirinale. La senatrice azzurra Licia Ronzulli esplicita: "Per noi Belloni non va bene". In serata arriva poi la decisione di sganciarsi da Salvini: "Forza Italia, allo scopo di favorire una rapida e il più possibile condivisa elezione del Presidente della Repubblica, da questo momento in poi discuterà e tratterà autonomamente con le altre forze politiche". Si apre così una crepa evidente nella coalizione di centrodestra.

Il Pd avrebbe accolto con sconcerto la fuga in avanti del presidente del Movimento 5 stelle: la decisione di lavorare a una presidente della Repubblica donna non era stata concordata al tavolo del centrosinistra. A mettersi di traverso è soprattutto Italia Viva: "Il capo dei servizi segreti, senza essersi dimesso e senza essere stato eletto, non può diventare il capo dell'Italia - dice Renzi ai cronisti - è una cosa che non si fa. Spero ci sia sensibilità istituzionale. Ci sono migliaia di agenti che lavorano sotto copertura. Non possono essere guidati da chi fa politica attiva. Sono amico di Belloni, ma non si possono storpiare le istituzioni. Sarebbe un precedente gravissimo". Renzi ha aggiunto di considerare "ogni giorno più probabile" che si finirà a chiedere un bis a Mattarella. Non ci sta neanche Leu: "Con tutto il rispetto per la competenza e la capacità di Elisabetta Belloni, in un paese democratico è assolutamente inopportuno che il capo dei servizi segreti diventi presidente della Repubblica", fanno sapere fonti del gruppo parlamentare, "Allo stesso modo non è accettabile che la presidenza della Repubblica e la guida del governo siano affidate entrambe a personalità tecniche e non politiche". Sulla stessa linea Sinistra Italiana e Europa Verde.

I distinguo provenienti da centrosinistra e Forza Italia hanno suscitato la reazione rabbiosa di Giorgia Meloni, che sostiene in una nota. "Tutti parlano dell'importanza delle donne nei ruoli chiave, ma alla prova dei fatti quando esce il nome di una donna per un'alta carica si assiste a un fuoco di sbarramento di una violenza inaudita. Ecco a voi la latente misoginia italiana".