guerra e connessioni

Ecco come la Russia potrebbe (forse) uscire da Internet globale

Una possibilità concreta, anche se Mosca ha smentito. Ma come uscire dalla Rete, con quali conseguenze? Che cos'è lo spettro di Splinternet?

Ecco come la Russia potrebbe (forse) uscire da Internet globale
Pixabay
Internet: in Russia come finirà?

La data era già stata fissata: la Russia pronta a ‘sganciarsi’ da internet l'11 marzo 2022, sul modello della Corea del Nord. Quello che è accaduto, in realtà, è assai più complesso.

L’uscita totale da internet non è avvenuta, ma l’informazione nel Paese è più autarchica che mai. L’isolamento dei russi è aumentato con il blocco dei principali social network: Facebook, Twitter ed infine Twitter, mentre TikTok - conferma il New York Times - ha sospeso livestream e caricamento contenuti dalla Russia, mentre i contenuti dall’Ucraina, ad esempio, potrebbero essere ancora caricati e visti.

Tecnicamente, però, ritirarsi completamente da internet per uno Stato “è un’attività molto complessa che deve essere preparata per anni”. A spiegarlo è Marco Ramilli, Ceo della società di sicurezza informatica Yoroi, che aggiunge: “Per esempio, uscire da Internet imporrebbe la necessità di non aggiornare più sistemi operativi, i routers, i software o più in generale tutta la tecnologia proveniente da altre Nazioni. Per poter essere totalmente indipendenti è necessario preparare una filiera di produzione interna di tecnologia che sappia ri-sviluppare software e hardware già esistenti”.

Più facile a dirsi che a farsi. Ma se l’interdipendenza tecnologica non è facilmente superabile, molto più facile da ottenere, spiega ancora Marco Ramilli, “è il controllo, ovvero centralizzare l'accesso alla rete mondiale – esterna attraverso dei singoli punti - o gateway- ove controllori, per esempio lo Stato - possano applicare filtri o censure su attività specifiche.”

La Russia sarebbe comunque pronta a far partire RuNet, l’intranet nazionale indipendente, approvato per legge nel 2019, per convogliare traffico e dati verso nodi controllati dalle autorità russe e di creare un Dns (Domain name System), l'”indirizzo” proprio di ogni sito web - come fa ad esempio la Cina con il suo Great Firewall - per far sì che internet continui a funzionare al di fuori dalle infrastrutture straniere. 

Le cosiddette leggi su ‘Internet sovrana’ mirano, oltre a centralizzare le reti russe, a implementare la tecnologia di Deep Packet Inspection, che consente di intercettare i messaggi anche se crittografati (come nelle chat sul modello di WhatsApp) in base alle informazioni sul mittente e sul destinatario.

"Nel corso degli ultimi anni ci sono già state due prove di disconnessione dichiarate ufficialmente dalla Russia per testare la rete RuNet”, sottolinea Pierluigi Paganini, esperto di cybersecurity e intelligence. “Nel caso specifico non si parla di filtro, Great Firewall come la Cina, ma disconnessione vera e propria sul modello della Corea del Nord, staccarsi dalla rete mondiale e fare in modo che il traffico rimanga confinato. Questo vuol dire che la rete continua a funzionare internamente per i servizi amministrativi e di governo, ma anche per l'e-commerce nazionale e il social media russo Vkontakte”

Per continuare ad informare sulla guerra, il collettivo hacker Anonymous aveva invitato a mandare sms ai cittadini russi. Ma, sottolinea ancora ancora Pierluigi Paganini, “potenzialmente un operatore telefonico potrebbe anche bloccare sms e chiamate dall'estero".

Internet Russia 2020-2022 Statista.com
Internet Russia 2020-2022

I piani sulla possibile disconnessione totale della Russia dalla rete globale (svelati dal media bielorusso Nexta Tv e rilanciati da un tweet attribuibile ad Anonymous), prontamente smentiti da Mosca, prevedevano che "tutti i server e i domini [dovessero essere] trasferiti nella zona russa, mentre si stanno raccogliendo dati dettagliati sull'infrastruttura di rete dei siti".

"Ci sono continui attacchi informatici ai siti russi dall'estero. Ci stiamo preparando per diversi scenari, ma non ci sono piani per disconnettere Internet dall'interno", ha replicato il Ministero della Sicurezza Digitale russo riportava la Tass sul suo profilo Telegram rispondendo alle indiscrezioni. C’è stata anche una lunga lista di piattaforme tecnologiche e media indipendenti che hanno sospeso i servizi in Russia, dopo l'inasprimento della legge sulle 'fake news', altre sono state oscurate dalle autorità russe, come Amnesty International.

C’è ancora una considerazione da fare, secondo Marco Ramilli: “Le differenze nella lingua e nella fonetica, sono di fatto già limitazioni, non tecnologiche ma sociali. Infatti l'utilizzo di Url e testi in lingua russa o cinese, limitano molto la ricerca e l'accesso, inteso come fruibilità, a numerose persone, creando una sorta di ‘bolla sociale’. Certamente l'informazione è sempre fruibile in quanto non distaccata realmente dalla rete, e attraverso traduttori online è sempre possibile una prima traduzione, ma la difficolta di interpretazione, di ricerca e di comprensione, rende de facto tali informazioni meno fruibili. Quindi potremmo già affermare che da questo punto di vista, anche se ovviamente con meno vincoli tecnologici, internet di oggi è già considerabile meno omogenea ed ‘universale’ di quello che potremmo pensare”. 

Potrebbe essere Splinternet o “balcanizzazione di internet” che avanza: secondo la definizione classica, una Rete sempre più frammentata a causa della censura in Paesi che filtrano o bloccano i contenuti per scopi politici. Splinternet riguarda anche le app che impongono i propri parametri per l'accesso ai dati e non tengono in conto l'universalità del web delle origini, con browser, siti, protocollo http comuni a tutti. Un concetto non nuovo, che pezzo dopo pezzo sta mettendo fine all’idea di Tim Berners-Lee (l’inventore del www nel 1989) di un web gratuito e aperto per un mondo interconnesso e uguale per tutti.

Il governo russo negli ultimi due anni ha aumentato i suoi tentativi di censurare la home page Google, nonostante la piattaforma di Mountain View non sia la più utilizzata nel Paese, che per le ricerche si affida a Yandex. Dal 2016, le richieste di rimozione di contenuti da Google Search, Google News, Google App Store e YouTube, tra gli altri, sono aumentate vertiginosamente.

Nella prima metà del 2021, riporta il più recente Google Transparency Report, la Russia ha presentato quasi 19.000 richieste di rimozione di oltre 200.000 contenuti, ed è di gran lunga il Paese con il maggior numero di richieste di rimozione di contenuti da Google.