Dopo le sanzioni

In Russia è caccia alle carte di credito cinesi UnionPay, perché?

Sono le più diffuse al mondo per volume di transazioni

In Russia è caccia alle carte di credito cinesi UnionPay, perché?
unionpayintl.com
Sede China UnionPay

Cosa succede in Russia con i sistemi e servizi di pagamento dopo le sanzioni economiche? Mentre Visa, MasterCard, Apple Pay e Google Pay hanno sospeso le operazioni nel Paese a causa dell’embargo, le banche russe registrano un aumento della domanda di carte di credito UnionPay. Il perché di questa scelta è, nell’insieme, logico e strategico.

UnionPay, conosciuta anche come China UnionPay, ha sede a Shanghai, in Cina. Fondata ormai vent’anni fa, nel 2002, nel 2015 aveva già ha superato Visa e Mastercard per valore totale dei pagamenti effettuati dai clienti, ma solo lo 0,5% del volume di pagamenti avveniva al di fuori dalla Cina.

Il colosso cinese delle carte di credito, attivo in 180 Paesi, è presente sul mercato russo da otto anni ma non era, finora, ancora particolarmente diffuso. Sono una decina le banche russe che emettono carte UnionPay e altre stanno valutando la possibilità di farlo abbinando UnionPay al sistema di pagamento nazionale russo Mir, osserva l'agenzia di notizie ufficiale russa Rossiyskaya Gazeta.

Secondo Roman Badylevich,  ricercatore presso l'Istituto per gli affari economici del Kola Research Center dell'Accademia russa delle scienze, la domanda di carte di credito cinesi continuerà a crescere come alternativa a Visa e Mastercard, soprattutto per poter viaggiare liberamente all'estero. 

Le carte di credito occidentali emesse nel Paese “continuano a funzionare all'interno della Russia, mentre dieci Paesi, tra cui Turchia, Vietnam, Armenia e Uzbekistan, accettano carte Mir”, afferma Tatyana Sakharova, del Comitato del consiglio della Federazione russa per il bilancio ei mercati finanziari. Fin qui le informazioni provenienti dalla stampa russa. 

Ma i livelli di lettura dell'aumento esponenziale dell'uso di carte di credito cinesi UnionPay in Russia sono almeno due, sottolinea a Rainews.it Michele Costabile, professore ordinario di marketing, esperto di comportamenti di consumo e tecnologie nonché direttore del centro di ricerca Luiss x.ite.

Il primo di questi livelli, “più macroscopico e ‘situazionale’, discende dalle asimmetrie fra le sanzioni economico-finanziarie adottate dai cosiddetti Paesi occidentali verso la Russia e la politica cinese”, osserva Costabile. 

"Cina che non solo non ha adottato alcuna sanzione ma probabilmente ha avviato una intensa promozione di alcuni servizi volti proprio a sostituire imprese, banche e istituzioni finanziarie di area Nato. La gran parte dei consumatori russi più benestanti, in genere anche molto mobili e ‘alto spendenti’ a livello internazionale (come ben sanno per esempio ristoratori, albergatori e commercianti romani), infatti, sta incontrando enormi difficoltà a gestire la liquidità sparsa in conti correnti aperti in molti Paesi del mondo, avendo carte di credito quali American Express, Visa e MasterCard sostanzialmente bloccate. Evenienza che è stata ‘aggirata’ ricorrendo appunto a UnionPay, ovvero a trasferimenti di denaro dalla Russia alla Cina oppure da Paesi di area Nato alla Cina, che consente di rimettere in circolo la liquidità tramite UnionPay, almeno in parte, ovvero in tutti quei luoghi frequentati anche da cinesi ‘affluenti"

Il secondo livello di lettura è, invece, secondo il professore, “riconducibile al maggior dinamismo di UnionPay che, per esempio, offre uno dei principali servizi ‘Buy Now Pay Later’, simile a quello di Scalapay, scale-up italiana con sede a Dublino. Un maggior dinamismo che, tuttavia, in questo frangente è difficile possa spiegare un incremento esponenziale di questo servizio in Russia”.

Del resto, conclude Michele Costabile, “il definitivo spostamento della Russia nell'orbita economica cinese, che i commentatori politici avevano previsto già da qualche settimana, passa proprio da dinamiche di mercato e concorrenziali di questo genere”.