La protesta del velo

Iran, continuano le proteste e gli arresti. Baerbock: "L'Ue proporrà sanzioni ai responsabili"

Il portavoce degli esteri Kanani: "L'Iran è un Paese sicuro per tutti i viaggiatori stranieri. Ma devono rispettare le nostre regole". Già da mesi il presidente Raisi ha ordinato controlli più stringenti sul codice d'abbigliamento per le donne

Iran, continuano le proteste e gli arresti. Baerbock: "L'Ue proporrà sanzioni ai responsabili"
(ApPhoto)
Manifestanti davanti all'Università di Teheran, Iran

Aumenta in Iran la repressione contro il movimento di protesta che dura da oltre 20 giorni, dopo la morte della giovane curda Mahsa Amini che era stata arrestata con l'accusa di non indossare correttamente il velo obbligatorio. Secondo quanto si legge sui social media citati dal quotidiano britannico Guardian, proprio nel Kurdistan iraniano decine di studenti sono stati arrestati mentre si trovavano in aula, e portati via su furgoni e bus senza targhe, mentre tutte le scuole della regione sono state chiuse. Le autorità negano gli arresti e le violenze, ma è vero che la protesta dilaga nel paese e vede in prima linea soprattutto studenti e attivisti, giovani e giovanissimi.

Bombardamenti e guerriglia avvengono nella città di Sanandaj tra forze di sicurezza e manifestanti.

Nonostante i timori di ritorsioni e i divieti, i social straripano di video di manifestanti, donne e uomini, e della violenta repressione ad opera delle forze di sicurezza. Profili social di iraniani esuli, giornalisti e ong come quella con sede a Oslo, Iran Human Rights mostrano immagini provenienti da almeno 100 città del Paese, represse con il lancio di lacrimogeni, bastoni e anche proiettili, anche se le autorità negano di sparare proiettili veri. L'ultimo bilancio delle vittime dall'inizio delle proteste è di 185 morti. 

"Coloro che picchiano donne e ragazze per strada, rapiscono persone che non vogliono nient'altro che vivere liberamente, le arrestano arbitrariamente e le condannano a morte si trovano dalla parte sbagliata della storia", ha affermato il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock Giornale Bild am Sonntag. E arriva un timido accenno alle sanzioni e al silenzio per ora troppo rumoroso dell'Unione Europea. "Faremo in modo che l'UE imponga divieti d'ingresso ai responsabili di questa brutale repressione e congeli i loro beni nell'UE", ha aggiunto. 

Intanto la forza della protesta consente ad alcune donne di camminare senza velo, immagini trapelano da alcune città, come Tehran, dove si vedono donne camminare per strada mostrando i capelli, una cosa da sempre tollerata a Nord della città dove vive l'alta borghesia iraniana, che ora succede anche in altri quartieri più a sud della Capitale. Segno che qualche crepa comincia a minacciare la stabilità della Repubblica islamica guidata dagli ayatollah. Come l'hakeraggio nella notte del notiziario della tv di Stato iraniana, con la guida suprema Ali Khamenei in mezzo alle fiamme, immagini che hanno letteralmente scioccato la popolazione.

Ma è già da qualche mese che l'ultraconservatore presidente Ebrahim Raisi, a causa di quella che ha considerato una perdita di valori progressiva, ha ordinato di intensificare il controllo sulle regole d'abbigliamento per le donne, a partire proprio dall'hijab segno vestimentario inequivocabile della sharia, divenuto ora simbolo stesso di quella che le donne e gli uomini iraniani chiamano rivoluzione. Nell'ambito del "Progetto castità e hijab", la polizia ha incrementato ispezioni nelle metro e sugli autobus, molte donne prima di Mahsa Amini sono state arrestate perchè non indossavano o indossavano male il velo. A Luglio ha fatto notizia l'arresto della giovane scrittrice Sepideh Rashno da parte della polizia, apparsa in seguito in televisione per esprimere pubbliche scuse, evidentemente in stato di shock, dopo botte e torture. Rashno è uscita di prigione dopo una salatissima cauzione, non è andata meglio a Melika Qaragozlu, attivista arrestata a luglio a causa del velo e ora sconta una condanna di 3 anni e 8 mesi di carcere.

Da un vertice “d'emergenza” tra il presidente, Ebrahim Raisi, lo speaker del Parlamento, Mohammad Baqer Qalibaf, ed il capo della magistratura, Gholam-Hossein Mohseni Ejei viene lanciato un appello all'unità rivolto alla popolazione iraniana. 

I capi dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario, si legge in una nota della presidenza, hanno ritenuto "essenziale" il mantenimento della pace del Paese per garantire le attività economiche e commerciali. Nella nota è stata sottolineato che la società iraniana "ha bisogno dell'unità, indipendentemente dalla lingua, dalla religione e dall'etnia" per superare "i complotti ostili degli anti-iraniani". E punta il dito contro quelli che considerano una vera e propria cospirazione a danno dell'unità del paese: "I nemici di questa terra non vogliono una Repubblica Islamica potente e unita", necessario quindi "neutralizzare le cospirazioni ostili". 

Eppure secondo il portavoce degli esteri Nasser Kanaani ''l'Iran è un Paese sicuro. Chiediamo agli stranieri che lo visitano per turismo o per affari di rispettare le nostre leggi", ha detto in diretta tv. "Le indagini continuano e le rispettive ambasciate e i cittadini stranieri vengono informati degli ultimi sviluppi, ha affermato Kanani citando il caso di Alessia Piperno, la trentenne romana, che dal 28 settembre si trova nel carcere di Evin, è tra i nove europei arrestati, tutti accusati di aver partecipato alle proteste. 

Ma la repressione continua. Le autorità hanno anche arrestato un certo numero di artisti e giornalisti di spicco. Almeno quattro conduttori dell'emittente statale iraniana si sono dimessi "a sostegno delle proteste del popolo iraniano", ha twittato domenica un giornalista del quotidiano riformista Shargh. L'IRIB ha recentemente e in passato trasmesso le confessioni forzate dei detenuti. E dopo l'arresto del cantante Shervin Hajipour la cui canzone "Baraye"("For") è diventata un inno del movimento di protesta, funzionari iraniani hanno sequestrato i passaporti di Homayoun Shajarian, una noto cantante, e Sahar Dolatshahi, un'attrice, dopo che la coppia è tornata da un tour di concerti in Australia. Dall'estero dove si trovava ha lanciato un appello: "Non uccidete. Queste persone meritano la vita, non la morte. Meritano felicità e libertà. La mia posizione è chiara, starò sempre al fianco della gente della mia terra".

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