La protesta in Iran

Il padre di Alessia Piperno: "Mia figlia non partecipava alle manifestazioni di protesta"

Tehran: "Risponderemo a qualsiasi sanzione di Usa e occidente, si separino dossier nucleare dalle proteste"

Il padre di Alessia Piperno: "Mia figlia non partecipava alle manifestazioni di protesta"
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Alessia Piperno, si trova in carcere in Iran, non si conoscono ancora le motivazioni dell'arresto

"Non mi risulta che Alessia stesse partecipando alle manifestazioni", il papà di Alessia Piperno, Alberto, commenta così le dichiarazioni del ministero degli Esteri iraniano secondo il quale la giovane romana sarebbe tra le persone arrestate con l'accusa di aver preso parte alle proteste anti-governative scatenate dalla morte di Mahsa Amini. "Sulla situazione di Alessia purtroppo non ci sono novità - continua. In questo momento ovviamente preferiamo il silenzio". 

Era stato Nasser Kanani, portavoce della diplomazia iraniana, a fare, in mattinata, un riferimento diretto agli stranieri arrestati negli ultimi giorni, tra cui la 30enne romana, accusati di aver preso parte alle proteste anti-governative scatenate dalla morte di Mahsa Amini. “Le indagini continuano e le rispettive ambasciate e i cittadini stranieri vengono informati degli ultimi sviluppi. Tuttavia ha ammonito Kanani: "l'Iran è un Paese sicuro per tutti i viaggiatori stranieri, nessuno verrà disturbato. Ma devono rispettare le nostre regole". 

Sono 9 in totale i cittadini stranieri detenuti nelle carceri iraniane. "Alcuni sono stati rilasciati dopo aver dimostrato la loro non ingerenza, per gli altri sono in corso provvedimenti legali e indagini. È naturale che i cittadini stranieri che viaggiano nella Repubblica islamica, per qualsiasi motivo, nella situazione attuale aderiscano alle regole e non entrino in questioni che sostanzialmente non rientrano nel normale ambito di viaggio dello straniero", ha ribadito Kanaani. 

"Faremo in modo che l'UE imponga divieti d'ingresso ai responsabili di questa brutale repressione e congeli i loro beni nell'UE" aveva detto ieri al quotidiano Bild am Sonntag, la ministra degli esteri tedesca Annalena Bearbock. Intenzione di mettere all'angolo l'Iran già annunciata da parte degli Stati Uniti, sia per quanto riguarda i diritti civili che il dossier sul nucleare. "Coloro che picchiano donne e ragazze per strada, rapiscono persone che vogliono vivere liberamente, arrestano arbitrariamente e condannano a morte si trovano dalla parte sbagliata della storia", ha detto il capo della diplomazia tedesca.

Benzina sul fuoco per Tehran che dietro la protesta anti-velo vede lo zampino dell'Occidente. Era stato lo stesso capo religioso Kahmenei a puntare il dito contro gli Stati Uniti e Israele. "Hai le mani sporche di sangue" hanno scritto gli autori dell'hackeraggio andato in onda sulla Tv di Stato sabato scorso, sbeffeggiando il leader supremo della Repubblica islamica a guida sciita. 

Le proteste anti-velo scoprono i nervi di un Iran in crisi, economica e sociale, proprio a causa di quelle sanzioni seguite al dossier sul nucleare. L'Iran ha abbandonato il tavolo nel 2015 portando il paese alla fame e i giovani a voler emigrare all'estero in cerca di opportunità e di libertà. Teheran si dice pronta ad avere colloqui con tutte le parti sedute al tavolo negoziale affinchè la trattativa porti a un risultato, ribadendo però che non accetterà qualsiasi tipo di sanzione o interferenze sulla propria politica interna. "Gli Stati Uniti e gli occidentali hanno legato l'andamento dei colloqui sul nucleare con gli affari interni dell'Iran ma dovrebbero essere consapevoli del fatto che non permettiamo a nessun paese di interferire nei nostri affari interni", ha sottolineato Kanani, riportato da Irna.

Il funzionario ha, inoltre, accusato i paesi europei di "doppio standard sui diritti umani" per avere criticato la dura repressione delle forze di sicurezza iraniane contro le manifestazioni, in corso da quasi quattro settimane.  “Vogliono darci lezioni di democrazia” e poi “permettono di attaccare le ambasciate iraniane” il riferimento a quanto accaduto all'ambasciata di Danimarca paese con "un passato terroristico".