Le proteste delle donne contro il velo

Iran, continua la scia di sangue: 82 morti, anche bambini, a Zahedan. Raisi accusa l'America

Dopo il raid delle forze di sicurezza nell'ateneo della capitale, arrestati dai 30 ai 40 studenti, di cui non si conoscono le condizioni. I famigliari di Nika Shakarami costretti a mentire in tv. Le autorità incriminano l'ex calciatore Ali Karimi

Iran, continua la scia di sangue: 82 morti, anche bambini, a Zahedan. Raisi accusa l'America
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A pochi giorni dal raid delle forze di sicurezza in borghese nell'Università Sharif di Teheran (arrestati dai 30 ai 40 studenti, sulle cui condizioni non ci sono informazioni), continua la lunga scia di sangue in Iran, in seguito alle proteste delle donne (sul velo) e di altri membri della società civile contro le leggi repressive e oscurantiste della Repubblica islamica degli ayatollah.

 

Raisi: “L’America e gli altri nemici del Paese hanno cercato di perseguire i loro obiettivi anti-iraniani all’Università Sharif”

Torna a farsi sentire, intanto, il presidente Ebrahim Raisi, che ha puntato il dito contro “l'America e gli altri nemici del Paese” che – a suo dire – “hanno cercato di perseguire i loro obiettivi anti-iraniani e anti-rivoluzionari all'Università Sharif”. E gli Stati Uniti, per tutta risposta, come comunica il Tesoro, hanno imposto sanzioni nei confronti di sette funzionari iraniani di alto livello.

L'agenzia Irna ha reso noto che il presidente Raisi ha incontrato il ministro della Scienza, della Ricerca e della Tecnologia e un gruppo di funzionari dell’ateneo, con cui ha discusso le dimensioni degli incidenti, soprattutto quelli di domenica scorsa. Senza nessun richiamo alla violenza usata dagli agenti in borghese contro studenti disarmati, il presidente si è limitato a ricordare che “a nessuno è permesso di violare la santità di questo spazio sacro” che è l'università. Il presidente ha poi invitato “tutti, dai funzionari ai professori agli studenti” ad “avere responsabilità e fermare gli sforzi di alcune correnti per trasformare questo spazio in un ambiente di violenza”.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi Getty
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi

Carneficina a Zahedan, uccisi anche bambini

È di almeno 82 morti il bilancio della violenta repressione nella città di Zahedan, nella provincia sud-orientale del Sistan-Baluchistan, imputabili alle forze di sicurezza dall’inizio delle proteste, il 30 settembre scorso. Lo ha reso noto oggi Amnesty International precisando che, nel tentativo di soffocare le manifestazioni seguite alla preghiera del venerdì, le forze di sicurezza iraniane hanno ucciso almeno 66 persone, compresi bambini. Da allora, altre 16 persone sono state uccise dalle autorità, ha aggiunto Amnesty, avvertendo che è probabile che il bilancio sia ancora più alto.

Studentesse senza velo Iran Teheran twitter
Studentesse senza velo Iran Teheran

Menzogne in diretta tv

Tre settimane di scontri tra polizia e forze dell’ordine, da una parte, e cittadini - e, soprattutto, cittadine - inermi dall'altra, accusate di non portare il velo correttamente; scontri culminati nelle morti di Mahsa Amini e Nika Shakarami. Proprio gli zii di quest’ultima sono stati costretti a rilasciare dichiarazioni false in televisione dopo varie minacce di morte. La zia di Nika, Atash, è stata forzata ad affermare in tv che la nipote “è morta perché è caduta da un edificio”; lo zio ha criticato le dimostrazioni durante una trasmissione televisiva ma mentre parla si sente una voce dall'esterno sussurrargli “Dillo!” e poi insultarlo. Secondo la fonte, entrambi erano stati arrestati dopo avere parlato con i media della morte della nipote. Sul decesso di Nika si sono accavallate varie versioni, contrastanti e contraddittorie: da una parte, secondo un funzionario della magistratura, la morte della ragazza non ha nulla a che vedere con le proteste perché durante l'autopsia sono state rilevate fratture di vario tipo che “indicano come la persona sia stata lanciata dall'alto”. Al contrario, un certificato emesso da un cimitero, ottenuto dalla Bbc Persian, dichiara che Nika è morta in seguito a “ferite multiple causate da percosse con un oggetto duro”.

Nika Shakarami Twitter
Nika Shakarami

Incriminato anche Karimi

L'Iran, intanto, ha formalmente incriminato, in contumacia, l'ex star del calcio Ali Karimi per il suo sostegno alle proteste. Secondo la magistratura della Repubblica islamica, l'ex giocatore del Bayern Monaco ha avuto un ruolo da “leader nei recenti scontri, diffondendo la voce del nemico e incoraggiando” le proteste scaturite dalla morte della Amini, deceduta mentre era in custodia della polizia per la morale perchè colta a portare il velo in maniera non appropriata. Il 43enne Karimi, trasferitosi negli Emirati arabi uniti qualche mese fa, fin dall'inizio delle proteste ha più volte postato messaggi di sostegno sul suo profilo Instagram, che ha 13 milioni di follower.