Elezioni politiche al palo

Tunisia, le urne restano vuote: la popolazione boicotta le elezioni del presidente Saied

Affluenza ferma all'8,8% (un record negativo) per la consultazione elettorale nazionale, percepita dall'opposizione come un modo per il capo dello Stato di consolidare il proprio potere e imprimere al Paese una sterzata autoritaria

Tunisia, le urne restano vuote: la popolazione boicotta le elezioni del presidente Saied
AP Photo/Hassene Dridi
Un seggio elettorale in Tunisia: il voto convocato per oggi è stato in gran parte disertato dagli aventi diritto

L’ultimo dato disponibile risale alle 18, ora della chiusura dei seggi: secondo l'agenzia di stampa Tap, soltanto l’8,8% (803.638 voti) degli aventi diritto (in totale 9 milioni e 200mila cittadini) ha votato in Tunisia per le elezioni legislative, convocate oggi dal presidente Kais Saied. E l'opposizione già gli chiede di lasciare dopo un così disastroso risultato.

Il dato – un vero e inedito record negativo, in linea con i timori della vigilia – dimostra che gli appelli dei principali partiti di opposizione (di boicottare il voto) sono stati accolti dalla popolazione. I candidati in corsa per i 161 seggi del Parlamento nazionale erano più di mille (solo 122 donne); ma tutti indipendenti, non affiliati ai partiti, quindi allineati con il presidente Saied. La nuova legge elettorale che egli aveva preteso, infatti, vietava ai candidati di comporre o presentare liste elettorali collegate a una precisa formazione partitica. Si apprende, inoltre, che i risultati della consultazione di oggi verranno resi noti lunedì 19, mentre il secondo turno, vale a dire i ballottaggi nei collegi uninominali in cui nessun candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta (50%+1), si terrà a inizio febbraio.

In più, lo scorso marzo, il presidente aveva sciolto l’Assemblea legislativa, saldamente nelle mani dell'opposizione. Ma i poteri legislativi erano già stati sospesi da Saied lo scorso anno (luglio 2021), con un atto che gli aveva consentito di raccogliere nelle proprie mani i “pieni poteri”. Di fatto, quindi, oggi si andrebbe a eleggere un nuovo Parlamento senza poteri e soprattutto senza partiti, privato della fondamentale funzione di rappresentanza.

Il presidente Kais Saied vota AP Photo/Slim Abid
Il presidente Kais Saied vota

Un’insofferenza generale ha quindi pervaso questo “voto disertato”; indifferenza favorita anche dal fatto che i nomi in lizza erano per lo più sconosciuti al pubblico: per metà insegnanti o dipendenti pubblici di medio livello, come ha fatto sapere l'Osservatorio tunisino della transizione democratica.

Il 25 luglio scorso, il capo dello Stato aveva indetto un referendum nazionale – anch’esso poco partecipato – su un progetto di nuova Costituzione, di stampo fortemente presidenzialista, che nelle sue intenzioni dovrebbe superare quella del 2014, frutto della Primavera araba. Si depauperano, così, le conquiste ottenute dalla Rivoluzione dei Gelsomini (2011), con cui erano stati compiuti importantissimi passi avanti in tema di diritti civili e sociali (soprattutto, eguaglianza di genere), facendo della Tunisia un Paese all’avanguardia nel Maghreb nel processo di avvicinamento alla democrazia e allo stato di diritto.

Il nuovo progetto costituzionale di Saied, il cui profilo recente assume sempre di più i tratti di nuovo “rais, sulla scia di illustri predecessori – su tutti, Ben Ali – prevedeva di trasferire il potere dal Parlamento alla presidenza della Repubblica, in una mossa che l'opposizione ha da subito denunciato come “passo indietro verso l'autocrazia”.