Iran

Lo sciopero della fame del regista Panahi, in carcere a Evin

In prigione dal luglio scorso e non per la prima volta, è lui stesso a darne notizia in una lettera aperta diffusa sul web in cui dichiara: "Rimarrò in questo stato fino a quando il mio corpo senza vita non uscirà di prigione"

Lo sciopero della fame del regista Panahi, in carcere a Evin
Wikipedia/Jafar Panahi/ by Martin H.
Jafar Panahi

Jafar Panahi, regista iraniano dissidente, uno dei più noti al mondo, da 6 mesi in carcere in Iran, ha cominciato uno sciopero della fame. 

Lo ha reso noto Iran international, dando conto di un messaggio condiviso su Instagram dalla moglie Tahereh Saeedi e dal figlio del cineasta in cui è scritto: "Rifiuto di bere e mangiare qualsiasi alimento e medicina fino a quando non sarò liberato. Rimarrò in questo stato fino a quando il mio corpo senza vita non uscirà di prigione". La notizia diventa virale. 

Vincitore del Leone d'oro al Festival di Venezia nel 2000 per il film Il cerchio, il regista è stato arrestato nel luglio dell'anno scorso, a Teheran, mentre partecipava alle proteste per chiedere la liberazione di due colleghi, Mohamad Rasoulof e Mustafa al Ahmad

Quando si è recato a Evin insieme ad altri intellettuali per chiedere il rilascio dei colleghi, le autorità giudiziarie hanno riattivato una vecchia condanna per “propaganda antigovernativa” mai eseguita: nel 2010 a causa di un film dedicato alle proteste del 2009 la magistratura iraniana gli aveva dato sei anni di carcere. Dopo oltre dieci anni da quella condanna grazie ai suoi legali, è riuscito ad ottenere la prescrizione e il permesso di chiedere un nuovo processo, procedura che dovrebbe portare automaticamente al rilascio su cauzione, ma Panahi resta in carcere. E' lui ha descrivere il trattamento "illegale e disumano" da parte della magistratura e delle forze di sicurezza della Repubblica islamica e della loro "presa in ostaggio", “non voglio più essere drogato”, ha scritto. Più fortunata di lui l'attrice Taraneh Alidoosti uscita grazie a una cauzione salatissima.

Sono molti altri i premi che il 62 enne cineasta ha ricevuto nella sua lunga carriera cominciata facendo l'assistente di Abbas Kiarostami, padre del cinema iraniano contemporaneo. 

Panahi vince il premio per la sceneggiatura a Cannes nel 2018 per Tre volti, tre anni dopo aver vinto l'Orso d'Oro a Berlino per il suo celebre bellissimo Taxi Teheran. Il cineasta di fama mondiale è stato arrestato varie volte in passato a causa della sua attività artistica. 

Nel suo ultimo interessante lungometraggio Gli orsi non esistono presentato all'ultimo Festival del cinema di Venezia, Panahi interpreta se stesso in un viaggio di conoscenza al confine iraniano dove tra superstizione e voglia di scappare, “documenta” la vita degli abitanti di un piccolo villaggio e quella di una sfortunata coppia di innamorati. Il film ha vinto il premio speciale della giuria, ma Panahi non ha potuto partecipare alla kermesse a causa della detenzione e per questo ha ricevuto il pieno sostegno del mondo del cinema oltreché il Premio Fellini per l'eccellenza cinematografica dal Bif&st 2023, Festival del cinema di Bari.

Nel carcere di Evin, a Teheran, considerato tra i più temuti dell'Iran, tra i detenuti comuni, sono rinchiusi centinaia di dissidenti, intellettuali e artisti. Secondo Variety il regime "ha vietato di fare film a più di 100 membri dell'industria cinematografica iraniana".

“Noi cineasti che sempre più spesso diventiamo la voce del popolo iraniano attualmente privato di un'opposizione al potere”, ha detto recentemente il regista Moshen Makhmalbaf anche lui allievo di Kiarostami.

Per le proteste in corso già da cinque mesi, le autorità giudiziarie hanno arrestato 18.000 manifestanti. La prigione è sotto la stretta osservazione delle ong dei diritti umani, una su tutte Amnesty international per le denunce di gravi violazioni dei diritti umani come torture e abusi e uso di droghe pesanti. Andò a fuoco a ottobre scorso, creando enorme preoccupazione per la sorte dei prigionieri. Una voce arrivata a Rainews.it qualche giorno fa ha confermato la drammatica situazione subita dai detenuti. Questo rende la richiesta di Panahi ancora più urgente.