Il 40esimo viaggio apostolico

Francesco in Sud Sudan: "Prego perché scorrano fiumi di pace, voltate pagina: c'è bisogno di pace"

Seconda parte del viaggio in Africa. Qui l'incontro con l'arcivescovo di Canterbury e il moderatore dell'Assemblea generale della Chiesa scozzese. Il Paese, nato dopo 30 anni di guerra civile, vede convivere decine di gruppi etnici e religiosi

Francesco in Sud Sudan: "Prego perché scorrano fiumi di pace, voltate pagina: c'è bisogno di pace"
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Il Papa in Sud Sudan in visita di cortesia al presidente della Repubblica e con i vicepresidenti della Repubblica

“Qui da pellegrino prego perché in questo caro Paese, dono del Nilo, scorrano fiumi di pace; gli abitanti del Sud Sudan, terra della grande abbondanza, vedano sbocciare la riconciliazione e germogliare la prosperità”. Sono le prime parole di Papa Francesco a Juba. Le ha scritte sul libro d'onore del Palazzo presidenziale dove ha tenuto un discorso alle autorità del Paese, tra cui il presidente Salva Kir, che ha ringraziato il Pontefice e ha definito la sua visita “una pietra miliare” nella storia del Paese.

“È tempo di voltare pagina, è il tempo dell'impegno per una trasformazione urgente e necessaria. Il processo di pace e di riconciliazione domanda un nuovo sussulto” dice poi ai leader del Paese. Il Pontefice si appella affinché “vengano coinvolte maggiormente, anche nei processi politici e decisionali, pure le donne, le madri che sanno come si genera e si custodisce la vita. Nei loro riguardi ci sia rispetto, perché chi commette violenza contro una donna la commette contro Dio, che da una donna ha preso la carne”.

Papa in Sud Sudan in visita al presidente della Repubblica e con i vicepresidenti della Repubblica Vatican Media/LaPresse
Papa in Sud Sudan in visita al presidente della Repubblica e con i vicepresidenti della Repubblica

Il Pontefice chiede con forza che venga “arginato l'arrivo di armi che, nonostante i divieti, continuano a giungere in tanti Paesi della zona e anche in Sud Sudan: qui c'è bisogno di molte cose, ma non certo di ulteriori strumenti di morte”. Quindi è necessario, nel giovane Paese africano, “lo sviluppo di adeguate politiche sanitarie, infrastrutture vitali, l'alfabetismo e l'istruzione, unica via perché i figli di questa terra prendano in mano il loro futuro. Essi, come tutti i bambini di questo continente e del mondo, hanno il diritto di crescere tenendo in mano quaderni e giocattoli, non strumenti di lavoro e armi”.

È cominciata all'insegna degli appelli più forti la seconda parte del 40esimo viaggio apostolico di Papa Francesco, il quinto in Africa. La parte, se si vuole, più ecumenica e improntata ad uno spirito di condivisione e avvicinamento interreligioso. Qui infatti il Pontefice giunge con l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, massima autorità della Chiesa anglicana, e il pastore Iain Greenshields, moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia, in occasione di un incontro a lungo progettato e fortemente voluto da Bergoglio. Uno speciale “incontro a tre” tra comunità religiose diverse ma non incompatibili, che intende mettere al centro di un contesto diviso e insanguinato da decenni di lotte e violenze un anelito di pace.

Diverse Chiese e comunità ecclesiali archiviano così antiche rivalità confessionali e operano fianco a fianco nel cercare di spegnere i conflitti e sostenere la costruzione di una convivenza civile pacifica, orientata al bene comune: con questa fondamentale aspirazione, si compie lo speciale vertice spirituale tra Bergoglio, Welby e Greenshields.

Justin Welby, capo della Chiesa anglicana e arcivescovo di Canterbury James Manning/PA Images via Getty Images
Justin Welby, capo della Chiesa anglicana e arcivescovo di Canterbury

Uno Stato “giovane”, frutto di una sanguinosa guerra civile

Nato nel 2011 tra due guerre civili atroci, il Sud Sudan raggiunge l'indipendenza dopo quasi 30 anni di guerra. La capitale diventa Juba, dove convivono attualmente almeno 50 gruppi etnici. Nel 2005 il Comprehensive Peace Agreement (CPA) tra le regioni del sud e il governo di Khartoum ha aperto la strada all'indipendenza del Paese. Da quando si è staccato dal Sudan, la maggior parte dei cattolici che erano concentrati a Juba e nelle aree circostanti ha scelto di rimanere in Sud Sudan.

Le donne hanno una media di 5-6 figli e l'aspettativa di vita non raggiunge i 60 anni di età. Più della metà della popolazione è a rischio fame e vive nella più totale insicurezza alimentare. Circa due milioni di bambini soffrono di denutrizione.

L'instabilità politica, economica e sociale che vive il Paese è dovuta soprattutto al lungo conflitto tra il presidente Salva Kiir, dell'etnia più numerosa dei dinka, e il suo vice Riek Machar, di etnia nuer. I due nemici mortali nel 2019 si sono recati in Vaticano e Papa Francesco baciò loro i piedi, implorando la pace.

Papa Francesco bacia i piedi ai due leader politici del Sud Sudan, in Vaticano (2019) LaPresse
Papa Francesco bacia i piedi ai due leader politici del Sud Sudan, in Vaticano (2019)

Nonostante in Sud Sudan solo il 4-5% della popolazione abbia l'elettricità e l'accesso all'acqua sia quasi inesistente, il Paese è molto ricco di risorse naturali, compresi oro, diamanti, petrolio. Risorse rese inattingibili a causa della situazione di insicurezza e dell'instabilità politica e sociale. Prima della nascita del Sud Sudan come Stato indipendente, il conflitto in Darfur, regione situata nella parte occidentale del Paese, ha complicato la situazione.

Esploso ufficialmente nel 2003 e dichiarato concluso nel 2009, la guerra ha causato almeno 400mila morti e circa due milioni di sfollati. Nonostante un accordo di pace firmato in Etiopia nel 2018 e mai rispettato, ad oggi permangono forti tensioni etniche.

In Sud Sudan, dallo scorso mese di agosto, sono ripresi i combattimenti tra milizie rivali. Per la fine del 2024, nel Paese sono previste elezioni più volte rimandate.

 

Il Sud Sudan, quasi il 40% di cattolici in una terra di fede e missionari comboniani

E non è un caso che le tre autorità religiose abbiano scelto proprio il Sud Sudan come sede del loro summit. Una terra dove “l’annuncio cristiano”, ha ricordato padre Christopher Hartley, missionario spagnolo della diocesi di Toledo, ora a Nandi, diocesi di Tombura-Yambio “era arrivato nell'attuale regione del Sud Sudan già nel VI secolo”. In molte regioni che ora fanno parte del Sud Sudan l'attività missionaria assume rilevanza e continuità a partire dagli anni Settanta del secolo scorso.

Su una popolazione di oltre 16 milioni di persone, circa 6.2 milioni di sud-sudanesi (il 37.2% della popolazione nazionale) sono cattolici. “Santa Giuseppina Bakhita, prima suora comboniana africana nata intorno al 1845 sui Monti Nuba, e san Daniele Comboni sono i due grandi martiri venerati dai sud-sudanesi”. Nonostante la loro espulsione nel 1964 e la sanguinosa guerra nel 1983, l'opera dei missionari comboniani non è mai venuta meno.

Iain Greenshields, moderatore dell'Assemblea generale della Chiesa scozzese, che incontrerà il Papa insieme all'arcivescovo di Canterbury in Sud Sudan Wikimedia Commons
Iain Greenshields, moderatore dell'Assemblea generale della Chiesa scozzese, che incontrerà il Papa insieme all'arcivescovo di Canterbury in Sud Sudan

Le altre comunità ecclesiali e i musulmani (una minoranza)

Altre Chiese e comunità ecclesiali non cattoliche giungono nei territori del Sudan a partire dal 1899. Gli anglicani, attraverso la Church Missionary Society, già nei primi anni di presenza nella regione, grazie alla predicazione e all'impegno missionario, amministrano il battesimo a decine di migliaia di abitanti. Attualmente, la Chiesa episcopale del Sudan, che fa parte della Comunione anglicana, rappresenta dal punto di vista numerico la seconda Chiesa sia in Sudan che in Sud Sudan, dopo la Chiesa cattolica. La United Presbyterian Church, che fa parte della Comunione mondiale delle Chiese riformate, ha iniziato la sua opera in Sudan nel 1900. Poi, nel corso del XX secolo, i missionari di molte altre comunità ecclesiali di impronta riformata e evangelica, come la Sudanese Church of Christ, hanno raggiunto il Paese, concentrando le loro attività nel sud.

Tra le altre comunità di fede presenti nel Paese, i musulmani sono una minoranza.

Una realtà, quindi, composita, variegata, dove però la compresenza di fedi, credi e chiese – nonostante le guerre e le lotte politiche perpetratesi negli anni – non ha fatto venir meno lo spirito comunitario con cui le varie comunità hanno convissuto per decenni. Ecco il senso del viaggio “autenticamente ecumenico” immaginato da Papa Francesco con Justin Welby e Iain Greenshields.