L'incoronazione del re

L'ascesa di Carlo III, l'“ambientalista irascibile” tra tradizione e modernità

Il 6 maggio la corona di Sant'Edoardo sarà posata sulla sua testa davanti agli occhi di milioni di persone che seguiranno l’evento in mondovisione. Al suo fianco siederà Camilla, l’antico amore, che diventa Regina

L'ascesa di Carlo III, l'“ambientalista irascibile” tra tradizione e modernità
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Re Carlo III

Il 6 maggio all’Abbazia di Westminster Carlo III sarà incoronato Re. Lo è già di fatto dall’8 settembre 2022, il giorno in cui si è spenta la Regina Elisabetta dopo 70 anni di regno. Si può dire che Carlo, al trono, si sia preparato per tutta la vita. Aveva quattro anni quando, ancora inconsapevole e visibilmente annoiato, appoggiato al balconcino della Royal Gallery, assisteva all’incoronazione della madre.

Carlo III bambino assiste all'incoronazione della madre, la regina Elisabetta II Getty
Carlo III bambino assiste all'incoronazione della madre, la regina Elisabetta II

All'età di 73 anni, l'erede più longevo della storia britannica, è stato ufficialmente proclamato re in una cerimonia al St. James's Palace, diventando così la persona più anziana ad assumere il titolo di sovrano del Regno Unito.

Ne avrà 74 quando la corona di Sant'Edoardo sarà posata sulla sua testa davanti agli occhi di milioni di persone che seguiranno l’evento in mondovisione. Al suo fianco siederà Camilla, l’antico amore, che diventa Regina.

Il Re ha voluto per sé una cerimonia organizzata in tempi record quasi a compensare la lunga attesa, tradizionale - come vuole la simbologia profana e religiosa che porta con sé il rito arcaico - e moderna.

In fondo, fin da bambino, è stato indicato come il ponte della monarchia verso il futuro: è stato il primo erede al trono non istruito a casa, il primo a conseguire una laurea, il primo a crescere sotto i riflettori dei media, mentre la deferenza nei confronti della regalità cambiava faccia e, tra alti e bassi, si serrava intorno a una sovrana, diventata icona globale fino all’ultimo dei suoi giorni e oltre.

Elisabetta II, dipinta da Andy Warhol Getty
Elisabetta II, dipinta da Andy Warhol

"Carlo si trova, nell'autunno della sua vita, a dover riflettere attentamente su come proiettare la sua immagine come personaggio pubblico", ha detto lo storico Ed Owens. "Non è neanche lontanamente popolare come sua madre”.

Il fatto è che già da principe della Corona, il Re ha messo spesso a dura prova le regole reali e la sua immagine pubblica. Il divorzio dalla principessa Diana, scomparsa in un tragico incidente d’auto e amatissima dal popolo, qualche gaffe di troppo e le intromissioni su questioni “politiche”, dal tema della schiavitù a quello ambientale, lo hanno allontanato, talvolta, dal sostegno popolare e messo a rischio la necessaria neutralità imposta dal suo ruolo.

"Mi chiedo sempre cosa sia l'ingerenza”, disse in un’intervista del 2018, rivendicando il diritto, da principe del Galles, di interessarsi delle condizioni dei centri urbani e del popolo, ma ammettendo che, una volta diventato Re, non avrebbe potuto interferire in questioni simili.

Eppure, il timido ma irascibile Carlo, amante della caccia e del giardinaggio tanto da ammettere di parlare alle sue piante, sportivo – tra i primi giocatori di polo del mondo negli anni Ottanta - paracadutista e surfista, tanto da essere soprannominato “action man”, pure pittore sensibile, ha più volte dimostrato di saper trasformare i suoi punti deboli in punti di forza.

Carlo III giovane, appassionato surfista nel 1979 Getty
Carlo III giovane, appassionato surfista nel 1979

Non senza un grande lavoro dietro, fatto di mediazioni e strategie, è riuscito a sposare Camilla, il “terzo” incomodo di quel matrimonio troppo popolato di cui parlava Diana, e a farla accettare da Elisabetta II, che la chiamò una volta “quella donna maledetta”, ma che poi la volle, prima su tutti, “regina” consorte.

Si è preso le luci della ribalta, sottraendole ai figli, in momenti significativi per il Regno Unito facendo le veci della madre, quando il peso degli anni l’ha tenuta più spesso lontana dalla scena pubblica. E lo ha fatto nei panni di se stesso.

C’era tanto del suo credo ambientalista nel discorso del principe William in difesa della natura, non a caso dedicato al padre Carlo e al nonno Filippo, durante la festa per i 70 anni di regno della Regina Elisabetta. Poco prima, era stato trasmesso un messaggio preregistrato del naturalista britannico Sir David Attenborough con immagini spettacolari del pianeta proiettate su Buckingham Palace.

L’impegno di Carlo per l’ambiente non nasce dall’emergenza degli ultimi anni. Risale agli anni '70 il suo primo discorso pubblico in veste di Presidente del Comitato per l’Ambiente del Galles contro i pericoli dell’inquinamento e dello smog e gli effetti cancerogeni degli sversamenti in mare. Stravagante per l’epoca, lungimirante col senno di poi.

Carlo III Getty
Carlo III

Nel tempo, Carlo ha messo a frutto le sue doti imprenditoriali investendo nell’agricoltura e nella moda sostenibile. Dispone anche di un notevole parco eolico.

Chissà, se da re, lo rivedremo in compagnia di Greta Thunberg, che incontrò nel 2020 alla World Economic Forum di Davos, dimostrando di condividerne gli obiettivi. Certamente non si schiererà più apertamente dalla parte degli attivisti per il clima Extinction Rebellion (Xr), autori di numerose azioni di protesta, come fece nel 2021. Li invitò a continuare nel loro impegno anche se in modo meno eclatante per poi rivolgersi, durante la Cop 26 di Glasgow, direttamente ai governanti del Pianeta chiedendo loro di cambiare in modo intelligente le strategie di sviluppo e gli investimenti in nome dell’ambiente.

Adesso, il suo impegno per il Pianeta dovrà agire su canali separati dalla politica, ma Carlo non ha perso tempo. Per esempio, ha chiesto che vengano destinati al ''bene pubblico'' e non alla monarchia i profitti derivanti da un accordo per la realizzazione di un parco eolico dal valore di un miliardo di sterline l'anno, su alcuni dei terreni reali.

Carlo III, Cop 26 Getty
Carlo III, Cop 26

Un gesto concreto in mezzo a tanti altri simbolici, ma non meno rilevanti per l’opinione pubblica. Dalla foto celebrativa del suo compleanno, che lo ritrae appoggiato a un albero circondato dalla campagna inglese, all’ordine di ridurre gli sprechi nella famiglia reale con tagli alle spese e una riduzione consistente dei working royals, i reali che lavorano attivamente svolgendo funzioni ufficiali. 

Fino all'incoronazione del 6 maggio a partire dai circa 2200 inviti, in carta riciclata, che, così come l’emblema scelto, richiamano, in un tripudio di fiori e piante tipici del Regno, la sua passione ambientalista e il suo impegno. E poi, una cerimonia più snella con meno ospiti, il che significa meno spese – basti pensare a quelle per la loro sicurezza -, meno sfarzosa, meno lunga. 

Un segno di rispetto al popolo - che paga, trattandosi di un evento di Stato - nonostante il difficile periodo post pandemia e la crisi economica. In cambio, la promessa di un pezzo di storia a portata di tutti, sudditi e non, trasmesso in mondovisione, con teste coronate e capi di stato a fare da “testimonial”. Un’iniezione di fiducia per l’orgoglio nazionale e il mercato con il turismo spinto ai massimi livelli e un merchandising che andrà certamente a ruba. Il tutto rispettando la tradizione e la monarchia.

Merchandising per la cerimonia di incoronazione di Carlo III Getty
Merchandising per la cerimonia di incoronazione di Carlo III

Carlo ha dimostrato di aver sfruttato bene il suo lungo “apprendistato”. "È diventato un monarca più velocemente di quanto la gente si aspettasse", ha commentato lo storico reale Robert Lacey. Senza perdere tempo: ha usato i suoi primi sei mesi sul trono per incontrare leader religiosi in tutto il paese, rimescolare le residenze reali, organizzare la sua prima visita di Stato all'estero e persino un “pigiama party” al Castello di Windsor, riabilitando una vecchia usanza della Regina Elisabetta. Tra gli invitati: Gareth Southgate, l'allenatore della squadra di calcio inglese e il leader dei labouristi Sir Keir Starmer.

Non solo, Carlo III ha aperto gli archivi reali ai ricercatori che indagano sui legami della corona con la schiavitù.

L’impressione è quella di un sovrano già all’opera per il suo Paese che vuole dimostrare quanto conti, in una nazione moderna e multiculturale, una monarchia salda. E anche forse più “umana”, meno distante. La stessa arma con cui era riuscita la Regina Elisabetta a superare tante crisi, non ultima quella della pandemia quando parlò a cuore aperto rivolgendosi alla nazione: “We will meet again”, “Ci incontreremo ancora”.

Carlo adesso mette in pratica quella lezione. Ha trattenuto le lacrime mentre diceva addio alla madre e si è arrabbiato per i malfunzionamenti delle penne mentre firmava documenti ufficiali, con Camilla pronta a riparare i danni. 

Ha voluto il nipotino George, futuro erede al trono, come paggetto d’onore e riservato un ruolo anche per Charlotte e Louis, forse anche per Kate moglie del principe William. Ha teso la mano al figlio ribelle Harry, nonostante le tensioni, le polemiche e le recriminazioni seguite allo strappo del secondogenito dalla royal family: rivelazioni imbarazzanti per casa Windsor emerse da interviste, serie tv, e dai capitoli più velenosi della recente autobiografia del principe cadetto, intitolata Spare.

Carlo III e il principe Harry Getty
Carlo III e il principe Harry

Carlo III continua a fare gaffe – come il calzino bucato spuntato fuori durante una visita a una moschea -,  eppure ha dato sfoggio di un perfetto tedesco al Bundestag durante la prima visita di Stato. Un particolare che ha attirato l’attenzione dei sudditi. Come l’invito all’incoronazione inviato a Harry e Meghan. E come l’altro invito, quello recapitato a Andrew Parker Bowles, primo marito di Camilla. Una scelta “moderna” per una monarchia moderna. Che magari riesca a intercettare i giovani, sempre più distanti, almeno secondo l’ultimo sondaggio pubblicato da Yougov.