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SALUTE

Donne in età

Vivono di più, ma spesso povere e sole

La vita media di una donna in Italia è arrivata a quasi 84 anni, un record mondiale: ma sono dure le condizioni di milioni di anziani ultrasettantacinquenni, tra l’insorgenza di malattie della quarta età, bisogni di assistenza e cura che non sempre ricevono risposta. Colloquio con Roberto Messina, presidente di Federanziani 

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Presidente quante sono e come vivono nella maggior parte le donne anziane che sopravvivono al marito?

In Italia gli anziani che vivono da soli sono 3,5 milioni e di questi 2,3 milioni hanno più di 75 anni. Il 46% di loro percepisce meno di 1.000 euro al mese di pensione. Per la più elevata aspettativa di vita delle donne, fra queste ultime la percentuale di persone sole con più di sessantacinque anni raggiunge il 62,5% mentre fra gli uomini è del 30%. Ciò significa che il problema della solitudine in età avanzata riguarda prevalentemente la popolazione femminile. Una solitudine che, purtroppo, spesso si associa alla mancanza di reti familiari e sociali, a una salute fragile, compromessa da diverse patologie croniche, allo scarso potere economico

A Genova anche quest'anno si è registrato un forte calo di ricoveri durante l'estate, il Comune da parecchio assicura una badante di condominio per gli anziani soli. Sarebbe una iniziativa da replicare anche altrove, e non solo in questa stagione?

La solitudine degli anziani in estate e i picchi di accessi nei pronto soccorso, dovuti nella maggior parte dei casi ai malori collegati al caldo per gli ultra sessantacinquenni già affetti da varie patologie, sono solo la punta dell'iceberg di un fenomeno ampio e complesso quale l'incremento del numero di persone anziane sole e bisognose di cura e assistenza. E negli anni a venire questo incremento proseguirà a ritmi sempre più serrati. Nel 2012 la quota di anziani di 75 anni e oltre con problemi di limitazioni funzionali è passata al 33,6% e le donne sono le più colpite da questo problema in tutte le classi di età superiori ai 65 anni. Ad esempio il 39,8% delle donne sopra i 75 anni deve far fronte a limitazioni funzionali che includono mobilità,  problemi di vista, udito e parola, contro il 23,8% degli uomini, uno svantaggio che va imputato a malattie invalidanti anche se non letali, tipicamente femminili, come osteoporosi, artrosi e artriti. A ciò si aggiunga la solitudine di tutti quegli anziani che pur essendo autosufficienti incontrano diverse difficoltà nella vita quotidiana, ad esempio nella gestione delle proprie patologie. Per molti ultrasessantacinquenni seguire correttamente una terapia ed assumere farmaci con regolarità è un problema. In termini medici si parla di scarsa aderenza alla terapia per indicare la difficoltà che i malati cronici e specialmente gli over 65 incontrano nell'assunzione delle medicine, in molti casi perché si fa confusione, la memoria vacilla e si mette così a repentaglio l'efficacia delle cure. Meno aderenza alla terapia significa anche elevato rischio di ricadute e ricoveri impropri. In questo senso la figura di un'assistente familiare, che sia adeguatamente formata anche con le opportune competenze mediche richieste dal ruolo, diventa fondamentale per la sicurezza dei singoli e per il ssn, in quanto efficace sistema per mantenere la popolazione anziana in salute. Ben vengano, dunque, iniziative come quelle di Genova, ma dobbiamo e renderci conto che in questa fase occorre una risposta di sistema, più ampia ed organica rispetto alle problematiche poste dal l'invecchiamento della popolazione. 

Nei paesi del nord europa è molto diffuso il co-housing tra donne anziane, che vanno a vivere in una unica abitazione mettendo in comune spese e servizi, e facendosi compagnia. Perché in Italia non prende piede?

Il co-housing è una soluzione intelligente che, laddove viene adottata, consente di rafforzare la coesione sociale, di sviluppare reti di supporto e solidarietà soprattutto nei contesti più fragili, e permette ai senior di superare il problema della solitudine, risparmiando denaro e, cosa ancor più importante, coltivando la propria autonomia. Ci sono studi americani che dimostrano come coloro che vivono in un ambiente di co-housing mantengano più a lungo la propria autosufficienza grazie agli stimoli sociali ai quali si è sottoposti in un contesto relazionale così ricco e grazie all'opportunità di partecipare costantemente alla vita di comunità. In sostanza lo sviluppo delle reti sociali va di pari passo con il mantenimento delle reti neurali dei singoli, e di conseguenza della salute psichica e fisica. Chiaramente i paesi del nord Europa, che hanno inventato il co-housing negli anni sessanta, sono molto più avanti rispetto all'Italia, dove le prime esperienze sono molo più recenti e dove la proprietà dell'abitazione si associa da sempre a un importante valore simbolico e culturale. Anche in Italia , tuttavia, cominciamo ad assistere allo sviluppo di progetti che vanno nella direzione del cosiddetto "silver co-housing", che consente ai senior di recuperare i benefici legati alla condivisione e alla partecipazione alla vita di comunità che hanno fatto parte della nostra tradizione e che possono rappresentare una strada per la salute e il benessere del futuro, specialmente in tempi di crisi.

Più degli uomini le donne, dopo una certa età, vanno incontro a demenze senili, come l'Alzheimer. Cure non ce ne sono, ma il fatto grave è che manchi anche l'assistenza, centinaia di migliaia di famiglie a farsi carico di spese e vigilanza.

Sono ormai più di due milioni le persone non autosufficienti in Italia. Se vivono in città come Bolzano godono di assegni di cura rapportati alla gravità del bisogno assistenziale che arrivano fino a 1.800 euro al mese. Se vivono Roberto Messinaaltrove si devono accontentare dell'assegno di 508 euro dell'indennità di accompagnamento e di quel poco che possono offrire comuni sempre più privi di risorse. I malati di Alzheimer e le loro famiglie sono tra i primi a subire questa situazione e non sono i soli. Tutto ciò è inaccettabile è contrario a quanto stabilito dalla costituzione italiana perché sui diritti fondamentali non sono ammesse differenziazioni tra i cittadini sulla base del territorio di residenza.