Dopo il voto

Pnrr, legge di bilancio, caro energia: le tappe e i dossier che attendono il nuovo governo

Sul tavolo l'emergenza gas, la legge di bilancio, il decreto sulle armi. Diversi fronti aperti per l'esecutivo che verrà, dall'economia alla politica estera

Pnrr, legge di bilancio, caro energia: le tappe e i dossier che attendono il nuovo governo
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Palazzo Chigi, Roma

I tempi sono incerti. Per la nascita del nuovo governo potrebbero servire diverse settimane, certa invece è la complessità e l'urgenza delle sfide che lo attendono. Dalle scadenze del Pnrr alla guerra in Ucraina, dall'emergenza energetica fino alla prossima legge di bilancio. La manovra economica sarà il primo banco di prova per il prossimo esecutivo, chiamato a scongiurare il rischio dell'esercizio provvisorio e con esso la possibilità, allarmante, di perdere la successiva tranche di aiuti del Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza). Nei giorni scorsi è arrivato il via libera della Commissione Ue alla seconda tranche di aiuti (21 miliardi di euro), dopo la verifica sul conseguimento dei traguardi e degli obiettivi previsti. Un riconoscimento, di fatto, all'operato del premier Draghi e un monito per il futuro governo che dovrà mettere mano al quadro dei conti e a concretizzare interventi e riforme per portare a casa la terza tranche del Pnrr  che vale circa 19 miliardi di euro. 

Andranno raggiunti 55 obiettivi, tra cui 16 target quantitativi (un numero maggiore rispetto alle due precedenti rate) entro il 31 dicembre di quest’anno ed è prevedibile un rallentamento nell’attuazione dei programmi dovuto al tempo necessario per la formazione e l’entrata in carica del nuovo esecutivo. L’Italia, inoltre, torna ad essere “sorvegliata speciale” a causa del suo altissimo debito pubblico. Se il via libera alla Nadef (la Nota di aggiornamento al Def) potrebbe arrivare la prossima settimana in un Cdm presieduto ancora da Mario Draghi (è previsto solo il quadro tendenziale), la legge di bilancio dovrà essere approvata entro fine anno, con presentazione alle Camere prevista entro il 20 ottobre. In ogni caso il premier uscente ha invitato i suoi ministri a preparare un ordinato passaggio di consegne, per "fornire al nuovo governo un quadro organico delle attività in corso, degli adempimenti e delle scadenze ravvicinate", per agevolare un "pronto esercizio delle proprie funzioni". 

Tra le riforme da completare c'è l'attuazione della legge sulla concorrenza (con il nodo dei balneari), poi il tema delle pensioni e la riforma Fornero, che salvo rapidi interventi del nuovo esecutivo scalzerà Quota 102 per tornare in vigore dal gennaio 2023.  Sul fronte internazionale, il primo grande impegno del prossimo premier potrebbe essere il G20 di metà novembre, a Bali, ma prima ancora c'è la linea da tenere con gli alleati europei e con la Nato per l'approccio alla guerra tra Russia e Ucraina, che rischia una nuova escalation. Da parte sua intanto, l'esecutivo uscente, dopo il voto, si appresterebbe a firmare il quinto decreto per l'invio di armi in Kiev.

L'altro nodo (che l'Ue potrebbe cominciare a sciogliere nel prossimo consiglio straordinario del 30 settembre) è una risposta comune all'emergenza energetica, con le ipotesi di un tetto comune al prezzo del gas e del disaccoppiamento del prezzo dell'elettricità. Al piano comunitario, l'Italia dovrebbe continuare ad abbinare misure proprie, in termini di aiuti e sgravi fiscali: è probabile che siano all'attenzione di una delle prime riunioni del neonato Consiglio dei ministri, di qualsiasi colore esso sia. 

Un Consiglio che dovrà decidere anche se procedere a uno scostamento di bilancio e di quale entità. Sempre al capitolo Bruxelles attiene la prossima trattativa sulla politica fiscale e, quindi, sul patto di stabilità.  Tra i dossier economici che passeranno sui tavoli del nuovo presidente del Consiglio e del prossimo ministro dell'Economia ci sono, inoltre, Mps e, soprattutto, Ita Airways. Arriverà dopo le elezioni (e con ogni probabilità se ne occuperà il nuovo premier) anche la nomina del nuovo amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina 2026. Il futuro titolare della Salute, in sinergia con Palazzo Chigi, dovrà prendere poi in consegna anche la gestione della pandemia e della campagna vaccinale.

La prima riunione delle Camere e la formazione del nuovo esecutivo

La prima convocazione delle Camere è fissata per il 13 ottobre,  l'articolo 61 della Costituzione prevede, infatti, che i due rami del Parlamento vengano convocati "non oltre il ventesimo giorno" dal voto. Tutto il resto può variare, a seconda del responso delle urne e del tempo che ci metteranno le varie forze politiche a trovare un'intesa. E anche se il tempo medio per la formazione di un governo, secondo alcuni osservatori istituzionali, è stato di circa un mese non sono mancati esempi di periodi molto più lunghi. Nella scorsa legislatura, per esempio, a fronte di elezioni tenute il 4 marzo2018, il governo giallo-verde (M5s-Lega) si insediò solo il primo giugno. Diversamente nel 2001, quando il 13 maggio si affermò in modo chiaro un centrodestra unito, già l'11 giugno, quindi dopo meno di un mese, il governo Berlusconi giurava al Quirinale. 

Il 13 ottobre, in ogni caso, sarà una data spartiacque perché i senatori e i deputati eletti, dopo aver dato vita ai gruppi parlamentari, dovranno scegliere come primo atto i presidenti di Camera e Senato: un voto che di fatto indica una maggioranza e prelude a un accordo di massima sul Governo. Una volta eletti i vertici del Parlamento, prenderanno il via le consultazioni del Capo dello Stato che chiamerà al Quirinale i capigruppo, i leader delle coalizioni, gli ex presidenti delle Camere e i presidenti emeriti della Repubblica per capire gli orientamenti prima di affidare l'incarico a formare il nuovo esecutivo.   

Qualora l'incarico sia pieno, come nel 2001, il prescelto si presenterà dopo pochi giorni con una lista di ministri. Se sarà "con riserva", invece, come avvenne con Carlo Cottarelli nel 2018, il presidente incaricato svolgerà, a sua volta, delle consultazioni che lo porteranno a sciogliere la riserva e a presentare la lista dei ministri al Colle o a rinunciare. Il Capo dello Stato potrebbe anche opporsi alla nomina di un ministro: avvenne nel 1994 con Oscar Luigi Scalfaro che disse no a Cesare Previti alla Giustizia o nel 2014 quando Giorgio Napolitano non volle Nicola Gratteri, proposto da Matteo Renzi, a via Arenula. Ma anche Mattarella si oppose nel 2018 all'indicazione di Lega e M5S per Paolo Savona all'Economia. 

Nel caso in cui dalle consultazioni non emergesse un quadro chiaro, il Capo dello Stato potrà affidare un "incarico esplorativo" a una personalità terza per vedere se si potrà dar vita ad una nuova maggioranza. Un precedente, in questo senso, si ebbe sempre nel 2018 quando Mattarella affidò questo tipo di incarico, prima alla Presidente del Senato, Elisabetta Casellati, e poi a quello della Camera, Roberto Fico. Una volta che chi è stato incaricato avrà concordato la lista dei ministri con il Colle, il Governo potrà giurare al Quirinale e a quel punto si riterrà formalmente insediato. Entro 10 giorni, poi, dovrà chiedere e ottenere la fiducia dai due rami del Parlamento. E solo dopo, l'Esecutivo sarà nel pieno dei propri poteri, chiamato ad affrontare rapidamente le emergenze che riguardano il Paese.