La protesta che minaccia il regime

Iran, continuano gli scontri: le piazze del mondo sostengono la protesta, Raisi scrive a Xi Jinping

In tutto il mondo manifestazioni a sostegno della protesta anti-velo che minaccia la teocrazia iraniana. Uccisi due colonnelli dei pasdaran, battaglie al confine con il sud est del paese a guida sciita

Iran, continuano gli scontri: le piazze del mondo sostengono la protesta, Raisi scrive a Xi Jinping
@LaPresse
Iran, Teheran, scontri in piazza

Continuano le proteste nelle città e le battaglie al confine curdo con l'Iran dopo la morte di Masha Amini, seguita a un controllo della polizia, per aver messo male il velo. Sono migliaia gli arresti e quasi un centinaio le vittime, 92 secondo l'ong Iran Human Right da quando sono cominciate le proteste.

Il presidente iraniano Raisi indebolito dalla protesta, lunga oramai 13 giorni, scrive all'omologo cinese:  l'Iran sarebbe pronto a sviluppare con la Cina una cooperazione strategica a tutti i livelli. L'occasione del messaggio per la Giornata nazionale della Repubblica popolare cinese. Lo riporta l'agenzia islamica Irna.

Rimarcando che i due paesi “si oppongono all'unilateralismo”, Raisi ha auspicato che "per superare le sfide attuali, è necessario aumentare la cooperazione tra paesi indipendenti e trovare soluzioni a livello globale", e che l'Iran sostiene le iniziative cinesi sullo "sviluppo" e sulla “sicurezza” a livello mondiale.

Erbil, Kurdistan manifestanti Mahsa Amini, 30 settembre @Ap
Erbil, Kurdistan manifestanti Mahsa Amini, 30 settembre

Intanto sul terreno continuano le proteste a Teheran e in altre decine di città, mentre violenti scontri avvengono nel sud est del paese al confine col Pakistan e il Kurdistan, area quest'ultima di origine di Amini. I pasdaran hanno usato il pugno duro, bombardando il territorio, ma ha anche subito gravi perdite: alla stazione della polizia a Zahedan, capoluogo provinciale del Sistan-Baluchestan sono 41 le vittime. Lo riferisce l'ong Iran Human Right che accusa le forze di sicurezza iraniane di aver "represso in modo sanguinario" la protesta scoppiata venerdì dopo le preghiere a Zahedan, nella provincia sud-orientale del Sistan-Baluchestan. E punta il dito contro il capo della polizia della città portuale di Chabahar: avrebbe violentato una ragazza di 15 anni appartenente alla minoranza sunnita dei Baluch. 

La provincia del Sistan-Baluchestan al confine col Pakistan, è nota anche per frequenti scontri che coinvolgono trafficanti di droga, ribelli della minoranza baluchi o gruppi musulmani sunniti radicali. 

L'Iran afferma di aver perso cinque membri delle Guardie rivoluzionarie uccisi a Zahedan in quello che i media ufficiali hanno descritto come un "incidente terroristico". Tra cui due colonnelli della Guardie della Rivoluzione iraniana, uno è Hamid Reza Hashemi funzionario dell'intelligence dei pasdaran, "è morto per le ferite riportate durante scontri con i terroristi", ha affermato un comunicato delle Guardie della rivoluzione. L'altro è Ali Mousavi, anche lui parte dell'intelligence, a livello provinciale. Lo comunica la tv di stato, dicendo che ci sono anche 20 feriti tra i militari.

Qui alcune donne con l'hijab manifestano perfino davanti all'università a Kabul in Afghanistan contro i Talebani:

Una ragazza diciassettenne Nika Shakarami scomparsa qualche giorno fa è stata ritrovata morta all'obitorio dai sui familiari: il suo volto sfigurato dalle percosse.

La Cnn fa sapere che un'altra ragazza, Donya Rad, è stata arrestata, solo perché stava facendo colazione in un locale a Teheran, senza indossare il velo. Ora si trova nella prigione di Evin, considerata tra le più temute del paese.

Manifestazione pro Iran- Bologna, oggi @twitter
Manifestazione pro Iran- Bologna, oggi

Le manifestazioni a sostegno della protesta iraniana nel mondo

Mentre sui social cresce sempre di più l'hastag #IranProtest2022, condiviso anche dal mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport, sono numerose le manifestazioni "per la libertà" in Iran. Dal Giappone all'Australia e ovviamente in Europa e in Italia. 

Mobilitazioni convocate in oltre 150 città, tra cui Roma, Milano, Venezia, Bologna. In centinaia scandiscono gli slogan "The time has come (è arrivato il momento)" e "Donna, vita, libertà", urlati anche in iraniano Zan zendegi azad e in curdo Jin jyian azadi ma anche dai molti cittadini iraniani che vivono in Italia. Uomini e donne nelle piazze in quella che diventa una marcia sempre più trasversale anche in patria, dove i sostenitori chiedono riforme alla teocrazia a guida sciita. 

A Bologna in piazza del Nettuno, diversi collettivi tra cui Non una di meno. A Roma si intona “Bella Ciao” e c'è chi si taglia i capelli per mostrare solidarietà.

E arriva minacciosa un avvertimento del comandante delle Guardie rivoluzionarie Hossein Salami a chi protesta: "Gli americani cercano di ingannare i giovani iraniani per indurli a inscenare proteste di piazza" e ancora: "avvertiamo gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, l'Arabia Saudita e il media anti-iraniani: vi spezzeremo. Non avete posto in Iran".

Le voci dalla piazza

"In Italia avete garantita la vostra libertà per le più piccole cose, dall'uscire a bere una birra con gli amici a baciare il vostro partner", ha detto un'attivista a Bologna. "Da donna iraniana, che per anni ha vissuto in Iran, posso assicurarvi che da noi non è così. Ogni volta che volevo baciare il mio partner, avevo paura". "Il problema non è solo il velo o l'hijab - ha proseguito - perché dopo il 1979 in Iran è mancato il senso più profondo di libertà". 

"Ma noi quella libertà la vogliamo, vogliamo un regime laico, vogliamo il secolarismo, vogliamo che la religione rimanga molto lontana dalla politica". "Perché in questi 43 anni migliaia di persone sono morte". 

Un'altra attivista ha ricordato la violenza derivante dall'essere costrette a indossare il velo per le bambine di 7 anni. "Ci costringevano, quando andavamo a scuola, con il caldo torrido che c'era nelle aule. Questa è violenza sui minori". 

"Oggi siamo presenti nelle piazze di tutto il mondo" - ha proseguito un altro giovane manifestante - solo per chiedere giustizia". Le attiviste di Non una di meno hanno ricordato come "la lotta transfemminista non abbia confini" e come alla giustizia sociale si arrivi "soprattutto attraverso la liberazione delle donne in tutto il mondo". 

Tokyo, manifestanti Mahsa Amini, 30 settembre @gettyimages
Tokyo, manifestanti Mahsa Amini, 30 settembre