L'Iran nel buio

Teheran, spunta un audio su torture ai detenuti: "Picchiati e costretti a violentarci a vicenda"

E' Ali a parlare, tassista arrestato nelle proteste per Mahsa Amini, in un audio tradotto e pubblicato dal Corsera. Si moltiplicano, intanto, le iniziative a sostegno dei diritti in Iran, il Senato italiano approva risoluzione contro la repressione

Teheran, spunta un audio su torture ai detenuti: "Picchiati e costretti a violentarci a vicenda"
AP
Proteste in Iran per la morte di Mahsa Amini, arrestata e percossa dalla polizia morale, a Teheran, 1 ottobre 2022.

Nel giorno in cui dall'Iran arriva la buona notizia della liberazione su cauzione del noto attivista politico Majid Tavakoli, arrestato nei primi giorni delle proteste antigovernative che da oltre tre mesi proseguono in Iran, il Corsera pubblica la traduzione di un audio in farsi di un ex detenuto che ha denunciato atroci torture in cui i dissidenti sono stati costretti a violentarsi tra loro, mentre erano filmati.

La voce è quella di Alì, un tassista arrestato a fine ottobre di fronte all’università di Isfahan, sosteneva gli studenti nelle proteste in nome di Mahsa Amini. Le guardie lo hanno caricato su una macchina e l’hanno portato in un centro di detenzione, uno degli oltre 250 in Iran (secondo un report di World Prison Brief), decine di strutture il cui indirizzo è segreto, dove i dissidenti vengono interrogatori e torturati. 

“Ci portavano in una stanza e ci riempivano di botte, ci minacciavano e ci ordinavano di violentarci a vicenda. Sul soffitto, una telecamera che riprendeva tutto” dice l'audio del whattsup inviato al quotidiano italiano. I filamti servono come prova per incastrare i manifestanti.

A confermare l'uso sistematico delle torture, il corpo esumato di un altro giovane tassista morto sotto custodia della polizia: presentava segni di atroci torture. Lo hanno denunciato i suoi familiari, secondo quanto riferito dalla Bbc in lingua farsi. Si chiamava Hamed Salahshoor, arrestato vicino Izeh, aveva solo 23 anni. Quattro giorni dopo il fermo, hanno riferito le fonti, le forze di sicurezza hanno riferito al padre che il giovane era morto a causa di un arresto cardiaco. Ma il suo corpo, una volta esumato dalla famiglia ha rilevato i segni di gravi ferite alla testa e interventi chirurgici. "La sua faccia era fracassata. Il suo naso, la mascella e il mento erano rotti. Il suo busto dal collo all'ombelico e sopra i suoi reni era stato ricucito", hanno sottolineato i cugini di Salahshoor, mentre le autorità iraniane non hanno commentato le accuse.  Purtroppo non è una novità l'uso di torture fisiche e psicologiche sui prigionieri, donne o uomini non importa. Lo ha raccontato la Cnn in un suo recente reportage sulla situazione in Iran.

A Majid Tavakoli è andata meglio "Siamo lieti del suo rilascio, ma saremo pienamente felici solo quando vedremo liberi anche tutti i nostri cari che ora sono in prigione", ha scritto su Twitter il fratello annunciando la buona notizia. Tavakoli era già stato arrestato varie volte a partire dal 2009 per essere stato tra i leader degli studenti universitari partecipanti alla protesta del 'movimento verde'. Nel 2013 ha ricevuto lo Student Peace Prize.

Secondo l'agenzia degli attivisti dei diritti umani iraniani Hrana, sono quasi 500 le vittime e oltre 18mila le persone arrestate durante le dimostrazioni degli ultimi tre mesi, decine di loro sono stati condannati a morte e c'è il rischio che presto vengano giustiziati. La magistratura li inchioda sequestrando i cellulari e leggendo le loro chat.

C'è forte apprensione per tutti i detenuti e per la nota attrice Taraneh Alidoosti. Oggi il regista iraniano premio Oscar Asghar Farhadi si è unito al coro di appelli che chiede il suo rilascio, arrestata perchè ha espresso pubblicamente il suo sostegno alle proteste anti-governative. "Ho lavorato con Taraneh in quattro film e ora è in prigione per il suo legittimo sostegno ai connazionali e la sua opposizione a condanne ingiuste", ha scritto su Instagram Farhadi che ha diretto Alidoosti nella pellicola che gli è valsa l'Oscar  per ‘Il cliente’. "Se mostrare tale sostegno è un reato, allora decine di milioni di persone di questa terra sono criminali", continua il regista, "sono a fianco di Taraneh e chiedo il suo rilascio insieme a quello degli altri colleghi cineasti, Jafar Panahi e Mohammad Rasoulof, e di tutti gli altri prigionieri meno noti, il cui unico crimine è il tentativo di una vita migliore". Un presidio di cineasti è stato protagonista di un sit-in davanti alla prigione di Evin per chiederne il rilascio. "Governare un popolo ferito che senso ha?", ha detto la regista iraniana Rakhshan Bani E'temad.

Majid Tavakoli, attivista twitter
Majid Tavakoli, attivista

Ma per i rivoltosi, in buona percentuale anche adolescenti che partecipano alle proteste dal 16 settembre, e cioè dalla morte della 22enne curdo-iraniana Mahsa Amini, non ci sarebbero molte speranze. "Secondo la Sharia, per coloro che lottano contro Dio e il Profeta e opprimono le altre persone sulla terra non c'è altra punizione oltre che l'impiccagione, il taglio di mani e piedi oppure l'esilio", ha ammonito, riportato da Irna, il portavoce della magistratura iraniana, Massoud Setayeshi. Tale lettura del Corano basata sulla sulla Sharia - la legge di Dio per l'Islam - considera che tutte le recenti condanne alla pena di morte, seguono il reato cosìdetto di 'Muharebeh' (guerra contro Dio), emesse per alcuni arrestati durante le dimostrazioni anti governative.  Nonostante le due recenti dolorosissime impiccagioni di Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard, due manifestanti poco più che ventenni, ci sarebbero almeno altre 20 condanne a morte ‘attive’ su cui la magistratura, nonostante gli appelli e le sanzioni comminate per gravi violazioni dei diritti umani volute dalla comunità e dalle istituzioni internazionali, non ha nessuna intenzione di fare marcia indietro.

Taraneh Alidoosti Twitter/@mariiiamt
Taraneh Alidoosti

Uno degli attori fondamentali intenzionato a fermare la Repubblica islamica è l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell, che oggi ad Amman in Giordania, a margine della Conferenza di Baghdad,  ha avuto un incontro con il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian. "Un incontro necessario a causa del deterioramento delle relazioni Iran-Ue", ha spiegato Borrell in un tweet. Amir-Abdollahian “ha condannato l'approccio dei paesi occidentali” che reputa “sostenitori dei rivoltosi” definendo le sanzioni illegali e costruite sotto il falso pretesto di proteggere i diritti umani". Le cause del deterioramento dei rapporti riguardano non solo il sostegno dell'Iran a Mosca sulla guerra in Ucraina e la richiesta Ue di interromperlo, ma anche la repressione interna in Iran e la volontà di mantenere aperta la porta della comunicazione sul ripristino dell'accordo sul nucleare sulla base dei negoziati di Vienna. 

Per gli stessi motivi il capo della diplomazia iraniana era stato recentemente "respinto" da Roma per volontà del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che nella sua conferenza programmatica di fine anno alla Farnesina, interpellato sulla situazione degli italiani in Iran, ha detto che "al momento non ci sono notizie di rischi per i nostri connazionali" e che l'Italia, per ora, non intende adottare una decisione come quella del Belgio che ha invitato i connazionali a lasciare il Paese dopo il recente arresto di un cittadino di una ong umanitaria. Resta, però, l'intenzione ferma del ministro di convocare "l'ambasciatore iraniano per manifestare il nostro disappunto per quello che sta succedendo", cosa rimasta sospesa a causa di "un motivo tecnico", perché il presidente della Repubblica "è positivo al Covid".

Intanto la Commissione Affari esteri e difesa del Senato italiano "ha votato all'unanimità una risoluzione sul rispetto dei diritti delle donne in Iran e sulla cessazione dell'azione repressiva ai danni dei manifestanti pacifici che ha fatto seguito alla morte di Mahsa Jina Amini. Il testo verrà presto sottoposto all'esame dell'Aula". Lo rende noto Stefania Craxi, presidente della Commissione. "Il provvedimento a mia prima firma - spiega Craxi - impegna il governo a fare pressione su Teheran, direttamente e nelle sedi multilaterali, perché si ponga fine alla repressione e alle violenze, proseguendo l'intensa azione diplomatica e sanzionatoria, di concerto con gli altri Paesi dell'Unione europea, per indurre le autorità iraniane a garantire il pieno rispetto dei diritti umani verso i propri cittadini e verso le minoranze presenti nel Paese". "Occorre adoperarsi con la massima sollecitudine, l'Italia sarà in prima linea contro la barbarie".